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POTENZA – La sensazione è che i tempi siano molto stretti: la nuova giunta regionale è attesa da qui a breve. Le dimissioni di Marcello Pittella che, a muso duro, ha fatto un passo indietro durante la direzione regionale del Pd di sabato ha inevitabilmente accelerato i tempi della crisi. L’ex sindaco di Lauria sceglie di salvarsi agli occhi dei suoi elettori rifiutando le logiche di rinnovamento solo di facciata. Ma indirettamente pone la questione: una giunta di fatto dimezzata non può avere molti giorni di tempo. In ordine di tempo, Pittella è il terzo a lasciare, dopo Agatino Mancusi e Vilma Mazzocco. Rimangono in carica Vincenzo Viti, Attilio Martorano e Rosa Mastrosimone. Un governo regionale di fatto monco che evidentemente ha le ore contate. E che impone al governatore De Filippo di tagliare i tempi per quella nuova compagine di governo annunciata già prima del voto e individuare soluzioni rapide in un momento molto complicato. Ma la variabile tempo non è l’unico elemento che complica la partita e e neanche la più complessa. La nuova giunta sarà il primo messaggio che il Pd lucano dovrà lanciare in termini “di partito nuovo”, come ha sottolineato il segretario Speranza nel vertice dei dirigenti di sabato scorso. La vera sfida sarà conciliare l’operazione “innovazione” che nelle intenzioni del presidente dovrà caratterizzare il nuovo governo regionale, con i difficili equilibri di un partito profondamente indebolito e sconquassato dal voto. La turbolenta direzione regionale sabato ha messo in evidenza quanto il deludente risultato del voto abbia rianimato quella contrapposizione tra le due più grandi anime del partito: i moderati della ex Margherita contro i progressisti ex Ds. Ora sarà necessario capire quanto di quel buon proposito di ritrovata collaborazione in tempo di crisi saprà tradursi in pratica e in posti di governo. Primo nodo: quale volto dare alla nuova giunta. L’idea di De Filippo di voler formare una giunta di soli esterni, trova al momento numerose resistenze, non solo all’interno del Pd ma anche all’interno della altre forze di maggioranza. E proprio quest’ultimo costituisce l’altro tassello delicatissimo da costruire. Una giunta di esterni tradirebbe le aspettative di un partito come l’Udc, ad esempio, che pure mesi fa aveva spinto per un proprio posto. Certo dopo il voto tutto è cambiato. Ma il Pd in qualche modo dovrà pure fare i conti con la sua coalizione. L’ipotesi di un esecutivo tutto tecnico si scontra anche con altre considerazioni che vengono alla luce in queste ore: da una parte rappresenterebbe una piena delegittimazione della politica. Dall’altra, per andare agli aspetti più materiali, comporterebbe un inevitabile aumento dei costi: gli stipendi dei nuovi assessori, essendo questi ultimi non consiglieri, sarebbero un aggravio di spese per le casse pubbliche. E allora c’è chi spinge: la giunta deve essere composta da interni. O chi propende per soluzioni a metà: metà interni e metà esterni. Qualunque sarà il nuovo volto dell’esecutivo una cosa è certa: i tempi sono risicatissimi.Nella sua relazione, nella direzione di sabato, il segretario Speranza è stato chiaro: «Non abbiamo tempo per ritirarci in meditazione. E’ urgente tematizzare i termini del rilancio dell’azione di governo della Regione, riqualificandone le priorità e individuando la squadra di governo che deve supportare il presidente De Filippo nell’attualizzazione e nel completamento del programma di legislatura».
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