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REGGIO CALABRIA – Due giovani, Gioele Mangiola di 28 anni e Carmelo Genovese di 34 anni, entrambi di Reggio Calabria, sono stati arrestati dai carabinieri in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip. I due sono indagati in concorso per detenzione e porto illegale di armi; danneggiamento aggravato; lesioni; esplosioni pericolose in luoghi abitati. Le indagini dei Carabinieri sono scattate per gli atti intimidatori ai danni di un esercente reggino. Il 29 agosto dello scorso anno furono segnalati più colpi d’arma da fuoco esplosi presso il distributore Esso sito lungo la Ss 106. Gli specialisti della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale repertarono numerosi colpi di pistola di diverso calibro, ciò ha fatto subito pensare all’utilizzo da parte dei malviventi di più armi. Gli immediati approfondimenti consentirono di comprendere che a compiere il raid erano stati due soggetti a bordo di uno scooter. In un primo momento vengono esplosi dei colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione del commerciante.

I due a bordo di uno scooter che poi si accerterà essere un Piaggio Beverly, si allontanano velocemente ma dopo alcuni minuti scambiandosi di posto, fanno di nuovo irruzione all’interno dell’area di servizio esplodendo altri colpi di pistola, questa volta co tro le colonnine del distributore. Gli investigatori hanno consultato le immagini immortalate dai sistemi di videosorveglianza scoprendo che nel corso della mattinata all’interno del bar dell’area di servizio si era verificato un episodio significativo per le indagini. Nel bar alcuni clienti avevano consumato delle bevande senza pagare. I soggetti ritratti nelle immagini sono stati immediatamente identificati nei soggetti tratti in arresto. I due hanno consumato bevande per un ammontare di 47 euro ma non hanno saldato il conto. L’addetto del bar in grave difficoltà riferì dell’accaduto al gestore del locale. Quest’ultimo individuò Mangiola e quando gli chiese di far fronte al suo debito ricevette in risposta un pugno al volto. L’atto intimidatorio, secondo gli inquirenti, era risultato quindi una risposta al proprietario del locale che aveva osato avanzare una pretesa oltraggiosa per i due.
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