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CORIGLIANO CALABRO (Cosenza) – «E’ un momento importante, perchè quello che è stato tolto alla collettività, va restituito alla collettività per i suoi bisogni primari e significativi. È importante confiscare, ma è soprattutto importante restituire». Con queste parole Annamaria Cancellieri, ministro dell’Interno, ha voluto sottolineare il significato dell’iniziativa che si è svolta a Corigliano Calabro (Cosenza), dove un immobile confiscato alla criminalità organizzata ospiterà, dal prossimo anno scolastico, un centro per attività formative, laboratoriali e iniziative didattiche.  Alla cerimonia, oltre alle autorità militari, civili e religiose, erano presenti il ministro Cancellieri e il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo.

Ed è stato il ministro Profumo a sottolineare il significato per il mondo della scuola: «Se riusciremo a restituire questi beni alla scuola, per migliorarla, potremo fare un vero progetto-paese». L’iniziativa è stata particolarmente apprezzata dalle autorità scolastiche cittadine. 

Infatti, Susanna Capalbo, dirigente dell’istituto Ipsia “Nicholas Green”, che gestirà l’immobile confiscato alla criminalità organizzata, ha voluto porre l’accento sulla situazione locale: «Attendevamo da tempo un edificio come questo. Corigliano da qualche tempo ha abdicato al proprio futuro. Ricominciare dalla scuola è molto importante». Un tema ripreso anche da Maria Fedele, coordinatrice del progetto ministeriale “Più scuola meno mafia”, la quale ha sottolineato: «Abbiamo cominciato da un asilo, pure quello ospitato in un immobile confiscato. All’inizio le mamme non volevano iscrivere i figli. Ora è diverso. E nello stesso tempo abbiamo lavorato per recuperare questo bene».

Da una parte la cerimonia, dall’altra, però, la protesta dell’ex proprietaria dell’immobile, portata avanti attraverso la distribuzione di un volantino ai presenti: «Non ho condanne, non sono mai stata indagata, non so cos’è la mafia». Il volantino è firmato da Carmela Geranio, la proprietaria, almeno sulla carta, dell’immobile. Secondo la magistratura, in realtà l’immobile era provento delle attività illecite di Giuseppe Russo, noto pregiudicato locale. 

«Mio marito – si legge nel volantino – viene arrestato per usura nell’ambito dell’operazione Criscente», del 2007. Tutti i beni di mio marito vengono sottoposti a sequestro preventivo, successivamente restituiti in quanto i nostri legali riuscirono a dimostrare la lecita provenienza degli stessi. L’unico bene che non fu restituito fu proprio quello intestato a me». La signora sostiene che il bene fu acquistato e restaurato con i suoi soldi, essendo una dipendente comunale. E chiude dicendo: «io non parlerei di mafia ma di una grande ingiustizia».
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