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CATANZARO – Politici corrotti, funzionari infedeli, colossi industriali pronti ad estendere i propri tentacoli sul vento di Calabria, ricorrendo ad una maxi-tangente di 2,4 milioni di euro, promessa e, in parte (792 mila euro), anche versata. Si tratta di soldi che, passati di mano in mano, ora la giustizia rivuole indietro. E, il conto da pagare, finisce nelle stesse tasche di chi il provento di quella mazzetta si sarebbe diviso. Un provvedimento di sequestro per equivalente è stato, infatti, emesso dal gip, Livio Sabatini, a carico dei presunti protagonisti della vicenda, che ruota intorno al parco eolico “Pitagora” di Isola Capo Rizzuto, realizzato sulla scia di Linee guida che sarebbero state varate ad hoc dalla Regione Calabria per rendere più agevole la strada degli investimenti e da ieri “sigillato” dai segugi della Digos che hanno lavorato al caso su delega del sostituto procuratore, Carlo Villani. In particolare, la mano pesante del gip si è abbattuta su Nicola Adamo, Giancarlo D’Agni, Mario Lo Po, Carmelo Misiti, Mario Nucaro, Roberto Baldetti, Giampiero Rossetti e Stefano Granella. Il primo, all’epoca dei fatti numero due del Governatore Loiero, è indicato dagli inquirenti come il vero regista occulto – ma non troppo – della struttura criminale, che la Procura ha ritenuto di aver smascherato, anche grazie al contributo notevole fornito dalle dichiarazioni del teste chiave dell’inchiesta, quel Mauro Nucara imprenditore di Corigliano, conosciuto ai più come ex presidente del Cosenza calcio, che per anni ha investito nel redditizio settore dell’energia.
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