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UNA frode fiscale era stata messa in piedi in tutta Italia per finanziare gli affari della ‘ndrangheta. Lo hanno scoperto gli investigatori della Guardia di Finanza di Cremona, che hanno eseguito decine di perquisizioni tra Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria nei confronti di imprenditori del settore edile e dei trasporti e professionisti coinvolti in attività usuraie e di frode fiscale, aggravate dalla finalità di agevolare un’associazione mafiosa. L’indagine, coordinata dalla Procura Nazionale Antimafia e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, mira a smascherare fenomeni di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista con base nella Provincia di Reggio Emilia, riconducibili a importanti imprenditori calabresi da tempo stabilitisi in Emilia Romagna.
L’operazione di polizia, che ha visto oltre un centinaio di finanzieri operare anche nelle provincie di Crotone, Cremona, Mantova, Verona, Parma, Modena e Bologna, è lo sviluppo delle indagini successive all’arresto di un usuraio effettuato dal Nucleo di Polizia Tributaria agli inizi dell’estate scorsa nella città di Cremona.
Nel ricostruire la filiera criminale e l’origine delle somme utilizzate per i prestiti usurai i finanzieri cremonesi hanno scoperto un network di imprese coinvolte in un vasto sistema di fatture per operazioni inesistenti il cui scopo era quello di creare liquidità sottraendola al fisco per impiegarla nella concessione di prestiti ad aziende emiliane in difficoltà finanziarie, si ritiene anche allo scopo di assumerne il controllo. La svolta nelle indagini è giunta quando è emerso che gli imprenditori calabresi, titolari di aziende con fatturati anche milionari, intrattenevano frequenti rapporti con persone risultate appartenere a organizzazioni mafiose calabresi.
Le attività imprenditoriali, in alcuni casi erano già state colpite da informative antimafia della Prefettura di Crotone per tentativi di infiltrazione mafiosa da parte di gruppi criminali locali. Le perquisizioni hanno interessato, oltre alle abitazioni degli indagati e alle sedi delle società coinvolte, anche banche, uffici postali e sale gioco cui gli indagati ricorrevano per movimentare e monetizzare le risorse finanziarie e tre commercialisti che detenevano la contabilità delle aziende implicate, due dei quali anche con uffici in Calabria. Ai vertici dell’organizzazione, tutti imprenditori, sono stati notificati sette avvisi di garanzia per usura, frode fiscale ed è stata contestata l’aggravante speciale di aver operato con la finalità di agevolare un’associazione di stampo mafioso. Nel corso dell’operazione sono state sentite numerose persone, tra dipendenti di banca e delle poste, e professionisti, per fare chiarezza sui rapporti intrattenuti con gli indagati ed accertare la reale natura delle ingenti movimentazioni di danaro transitate sui conti personali e delle società coinvolte nella frode. Alle indagini hanno collaborato anche i carabinieri del Comando Provinciale di Modena.
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