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REGGIO CALABRIA – C’è anche Gesualdo Costantino, il sindaco di Melito Porto Salvo a capo di una lista civica, fra le persone arrestate stamattina con l’accusa di essere funzionali alla ‘ndrangheta. E tra gli indagati figura l’ex primo cittadino del paese, Giuseppe Iaria del Pd.
E’ un duro colpo per il clan Iamonte di Melito Porto Salvo, quello sferrato alle prime luci dell’alba dai carabinieri, a conclusione di un’indagine condotta sotto le direttive della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. I militari dell’Arma hanno dato seguito ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda: addirittura 65 le persone coinvolte. Si tratta di elementi appartenenti e contigui alla ‘ndrangheta ed in particolare alla cosca criminale che opera nella zona di Melito.
CONTROLO ASFITTICO DEL TERRITORIO – I 65 sono ritenuti responsabili a vario titolo di: associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata all’acquisto, vendita e detenzione di armi e munizioni; associazione collegata a quella di tipo mafioso; associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope del tipo hashish e marijuana con le aggravanti del numero di associati superiori a dieci nonchè della disponibilità di armi; spaccio in concorso di ingenti quantitativi sostanza stupefacente.
Nel corso dell’attività investigativa, è stato accertato come nel comprensorio del comune di Melito di Porto Salvo fosse attuato quello che gli inquirenti definiscono un «controllo asfittico» della cosca Iamonte, ritenuta dalla Dda una tra le più consolidate ed importanti organizzazioni criminali della fascia ionica della provincia reggina.
LA RETE DI AMMINISTRATORI PUBBLICI E IMPRENDITORI – In particolare è emerso che la cosca, oltre a controllare il traffico di armi e di sostanze stupefacenti nel territorio melitese, si era infiltrata nella pubblica amministrazione. Pesanti le accuse mosse dai pm Antonio De Bernardo e Nicola Gratteri nei confronti dei politici melitesi. A Gesualdo Costantino, che è stato anche vicepresidente della giunta provinciale guidata dal centrosinistra con Morabito, i magistrati hanno conestatto l’accusa di associazione mafiosa. Al suo predecessore, di cui era stato chiesto l’arresto non accolto dal gip, è stat rivolta invece l’accusa di concorso esterno. In manette anche due tecnici comunali.
Con la loro «pesante e grave connivenza» e col supporto di imprenditori, alcuni dei quali risultati affiliati alla cosca, gli Iamonte avrebbero condizionato il regolare svolgimento delle gare d’appalto bandite dai comuni del basso Jonio. Inoltre avrebbe monopolizzato le attività imprenditoriali nel settore edilizio, sia pubblico che privato, attraverso il controllo di imprese locali e, più in generale, sarebbe riuscita a condizionare tutte le attività produttive, subordinando al proprio consenso l’inizio di qualunque attività economica.
Per far ciò, la cosca sarebbe ricorsa a varie pratiche estorsive, dal pagamento del pizzo, all’imposizione delle forniture e della manodopera, fino ad arrivare all’accettazione coatta, da parte di alcuni imprenditori, dell’estromissione da gare di appalto e lavori in favore di imprese riconducibili alla ‘ndrina. Dalle indagini sarebbe emerso anche un pesante condizionamento delle elezioni comunali e provinciali.
I carabinieri, contestualmente all’esecuzione degli arresti, hanno sequestrato quattro imprese, una agricola e tre edili e di produzione di calcestruzzo, riconducibili alla cosca Iamonte, per un valore complessivo di quattro milioni di euro.
IN AFFARI PER LA CENTRALE A CARBONE – Nel corso della conferenza stampa per illustrare l’operazione il pm Nicola Gratteri ha riservato un passaggio anche al progetto della centrale a carbone di Saline, che si trova nel territorio di Melito Porto Salvo: «La ‘ndrangheta – ha detto il magistrato – è d’accordo alla costruzione dell’opera».
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