Si dimentica del processo e l’arrestano:
parla il legale della donna in carcere a Potenza «Francy in cella rifiuta il cibo» Attesa per il Tribunale di sorveglianza: «Fiducioso, a breve sarà un brutto ricordo» di LEO AMATO POTENZA – Rifiuta il cibo Franca D’Affuso, la signora che soltanto qualche giorno fa si è sentita bussare alla porta dai carabinieri che l’hanno accompagnata nella sezione femminile del carcere del capoluogo. Per lei c’è da scontare una mini-condanna per alcuni botti illegali scoperti durante un controllo nel suo chiosco-rivendita di articoli da regali e accessori per auto di via del Gallitello durante le festività a cavallo tra il 2007 e il 2008. In casi come questo finire in prigione è quasi impossibile a meno che non ci si dimentichi di presentare un’istanza di misure alternative. Ed è proprio quello che sarebbe successo. Lo spiega al Quotidiano il suo nuovo legale, l’avvocato Sergio Lapenna. Come sta la signora? «La signora è incredula per quello che le è capitato e sta attraversando una situazione psicologica difficile. Rifiuta il cibo perché non si fa capace di quello che le è capitato». Mai stata in carcere prima? «Mai prima d’ora. Assolutamente. E’ una commerciante e non ha mai avuto problemi con la giustizia, a parte qualche contestazione per la vendita di cd pirata, ma si tratta comunque di reati compiuti nello svolgimento della sua attività. Siamo di fronte a una persona che ha portato avanti per anni da sola una famiglia intera, peraltro molto numerosa, e ora si trova a fare i conti anche con questa difficoltà». Che cosa è successo? «E’ successo che la signora è stata difesa da un avvocato di Bari in un processo per la vendita di botti illegali. La pena è diventata definitiva a dicembre e la procura ha notificato l’ordine di carcerazione con l’avvertenza per la signora o per il suo legale sulla possibilità di chiedere alcune misure alternative tipiche come l’affidamento in prova ai servizi sociali». Ma lei non aveva diritto anche alla sospensione condizionale pena? «No, perché se n’era già avvalsa altre volte, in passato, per quei reati minori a cui facevo riferimento prima. Ad ogni modo né la signora né il suo precedente legale hanno predisposto questa istanza di affidamento e la signora è stata accompagnata in carcere». Cosa farete adesso? «Appena ufficiato dell’incarico mi sono rivolto alla magistratura di sorveglianza con due richieste: una è relativa al cosiddetto decreto “svuotacarceri”, che consente a chi deve scontare una pena inferiore a un anno di ottenere i domiciliari al posto della detenzione in un istituto di pena; poi ho depositato un’istanza di affidamento in prova ai servizi sociali. Di conseguenza il magistrato di sorveglianza ha immediatamente richiesto agli organi di polizia un’informativa in materia secondo quanto prescritto per legge, informativa che a tutt’oggi non è ancora giunta agli uffici della sorveglianza. Sono fiducioso comunque che nel giro di qualche giorno la signora sarà fuori dal carcere e ricorderà quest’esperienza soltanto come un brutto sogno».
POTENZA – Rifiuta il cibo Franca D’Affuso, la signora che soltanto qualche giorno fa si è sentita bussare alla porta dai carabinieri che l’hanno accompagnata nella sezione femminile del carcere del capoluogo. Per lei c’è da scontare una mini-condanna per alcuni botti illegali scoperti durante un controllo nel suo chiosco-rivendita di articoli da regali e accessori per auto di via del Gallitello durante le festività a cavallo tra il 2007 e il 2008. In casi come questo finire in prigione è quasi impossibile a meno che non ci si dimentichi di presentare un’istanza di misure alternative. Ed è proprio quello che sarebbe successo. Lo spiega al Quotidiano il suo nuovo legale, l’avvocato Sergio Lapenna.
Come sta la signora?
«La signora è incredula per quello che le è capitato e sta attraversando una situazione psicologica difficile. Rifiuta il cibo perché non si fa capace di quello che le è capitato».
Mai stata in carcere prima?
«Mai prima d’ora. Assolutamente. E’ una commerciante e non ha mai avuto problemi con la giustizia, a parte qualche contestazione per la vendita di cd pirata, ma si tratta comunque di reati compiuti nello svolgimento della sua attività. Siamo di fronte a una persona che ha portato avanti per anni da sola una famiglia intera, peraltro molto numerosa, e ora si trova a fare i conti anche con questa difficoltà».
Che cosa è successo?
«E’ successo che la signora è stata difesa da un avvocato di Bari in un processo per la vendita di botti illegali. La pena è diventata definitiva a dicembre e la procura ha notificato l’ordine di carcerazione con l’avvertenza per la signora o per il suo legale sulla possibilità di chiedere alcune misure alternative tipiche come l’affidamento in prova ai servizi sociali».
Ma lei non aveva diritto anche alla sospensione condizionale pena?
«No, perché se n’era già avvalsa altre volte, in passato, per quei reati minori a cui facevo riferimento prima. Ad ogni modo né la signora né il suo precedente legale hanno predisposto questa istanza di affidamento e la signora è stata accompagnata in carcere».
Cosa farete adesso?
«Appena ufficiato dell’incarico mi sono rivolto alla magistratura di sorveglianza con due richieste: una è relativa al cosiddetto decreto “svuotacarceri”, che consente a chi deve scontare una pena inferiore a un anno di ottenere i domiciliari al posto della detenzione in un istituto di pena; poi ho depositato un’istanza di affidamento in prova ai servizi sociali. Di conseguenza il magistrato di sorveglianza ha immediatamente richiesto agli organi di polizia un’informativa in materia secondo quanto prescritto per legge, informativa che a tutt’oggi non è ancora giunta agli uffici della sorveglianza. Sono fiducioso comunque che nel giro di qualche giorno la signora sarà fuori dal carcere e ricorderà quest’esperienza soltanto come un brutto sogno».