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CATANZARO – Un’operazione dei carabinieri della Compagnia di Catanzaro è in corso per l’esecuzione di otto misure cautelari nei confronti dei presunti componenti di un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti e operante prevalentemente nella zona Lido del capoluogo calabrese. Il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, quattro ai domiciliari e tre obblighi di firma. Agli indagati viene contestato il reato di spaccio di droga in concorso.
In carcere è finito Manuel Vecceroloque Pereloque , 26 anni; ai domiciliari Vincenzo Abbruzzese, 30 anni, Fabio Bevilacqua, 22, Cosimo Vecceloque Pereloque, 42, e Cosimo Vecceloque Pereloque, 24. Tre le persone sottoposte dal gip di Catanzaro all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: Lucrezia Cazzato, 46 anni, Maurizio Sorgiovanni, 25, e Alessandro Peroloque Vecceroloque, 24 anni.
La droga, secondo le indagini dei militari dell’Arma, arrivava dalla provincia di Reggio Calabria, Monasterace in particolare, dove risiedeva Sorgiovanni. Quindi, veniva spacciata nella zona di Catanzaro Lido, in via Stretto Antico, all’interno dell’accampamento rom. Parte di essa finiva anche nell’area di viale Isonzo, dove lo smercio sarebbe stato controllato da Bevilacqua. Proprio la zona dove avveniva lo scambio con i consumatori di stupefacenti ha dato il nome all’operazione (Stretto Antico) illustrata dai carabinieri nel corso di una conferenza stampa alla presenza del capitano Fragassi e del tenente Silvio Ponzio, comandante del Nucleo radiomobile della Compagnia.
L’inchiesta è andata avanti grazie ad intense attività di appostamento che hanno permesso di accertare i passaggi tra spacciatori e acquirenti. Quindi le attività tecniche che hanno confermato le tesi, avvalorate da piccoli sequestri di droga durante varie perquisizioni. «Non esisteva un’associazione vera e propria con un organigramma predefinito – ha detto il capitano Fragassi – ma ognuno svolgeva il suo compito collaborando all’attività». Come nel caso di Lucrezia Cazzato che, secondo i militari, avrebbe avuto il compito di conservare lo stupefacente da passare di volta in volta per la fase dello spaccio. I clienti arrivavano da tutto il capoluogo, grazie ad appuntamenti fissati in luoghi ritenuti appartati e tranquilli, nei quali, però, sono riusciti ad accedere i carabinieri che hanno potuto ricostruire l’attività illecita.
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