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SE il buongiorno si vede dal mattino, quello del movimento “Cambiare si può” in Basilicata sembra iniziare col piede sbagliato, almeno a sentire la ricostruzione delle dinamiche interne per la scelta dei candidati, operata in due distinte lettere-denuncia, dagli aderenti Francesco Pinto e Nicoletta Viceconte. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso è, a detta dei due simpatizzanti dell’ex pm Antonio Ingroia, il metodo poco democratico adottato dall’assemblea, riunitasi sabato pomeriggio presso la sede del Cestrim a Potenza. Il tutto si è tradotto nella notizia, diffusa ieri sera, della candidatura di Gildo Claps al secondo posto dopo Ingroia per la Camera, confermando i legittimi timori dei due contestatori interni. L’oggetto dell’assemblea era: “Confermare e/o modificare le indicazioni dei nomi, in quota società civile, proposte per l’eventuale inserimento nelle liste di Rivoluzione Civile”, ritenuta l’ultima possibile prima dell’avvio della campagna elettorale. «Ha introdotto i lavori Marcello Travaglini – racconta Viceconte- portando a conoscenza dell’assemblea, circa 60 partecipanti, i nomi di due esponenti della società civile che, secondo indicazioni pervenute dal territorio, senza indicarne le modalità, avrebbero dovuto capeggiare le liste. Si sono susseguiti diversi interventi di contestazione del metodo antidemocratico ed arbitrario con cui un ristretto gruppo di 6/7 aderenti, ha cercato d’imporre i nominativi dei capolista, che dichiaravano la disponibilità a fare un passo indietro, qualora ci fossero state altre candidature. In particolare Gildo Claps ha comunicato di essere stato contattato dallo stesso Ingroia, per una sua candidatura da capolista alla Camera e di non aver sciolto la riserva di accettazione, perché voleva conoscere i nominativi dei rappresentanti politici. Claps avrebbe consegnato anche i nominativi degli altri candidati della società civile, come espressione di un manipolo di aderenti e non dell’assemblea. Claps dichiarava, insieme ai suoi pochi sostenitori, che la sua candidatura e quella di Vincenza Ferrarese, rappresentavano le uniche “figure” del territorio in grado di rappresentare un vero cambiamento in Basilicata. Altri aderenti al movimento “Cambiare si può”, presenti in sala, hanno proposto altri nominativi. Dopo un’estenuante discussione, sono state presentate due mozioni: la prima, prevedeva di mettere a votazione le proposte di candidatura da parte degli aderenti al movimento presenti in sala; la seconda di farlo online il giorno successivo, in quanto in molti avevano abbandonato i lavori, o non presenti perché impegnati. In riferimento alla seconda mozione si precisava la indifferibilità dei termini sottolineata nella stessa convocazione: “L’importanza del tema proposto e ritenuto che quella di domani potrebbe, realisticamente, essere l’ultima riunione.invitiamo tutti a partecipare”. La prima mozione ha riportato 24 voti, la seconda, appoggiata dal manipolo di sostenitori di Gildo Claps, ha riportato 7 voti. A quel punto la proposta candidata al Senato, Vincenza Ferrarese, da parte del manipolo, ha abbandonato la sala». Comportamenti che hanno sparigliato le carte. «La concitazione ha portato lo stesso Claps a rivolgersi con risentimento all’assemblea, ed in particolare contro Francesco Pinto, che aveva denunciato il “progetto precostituito”. -Conclude Viceconte – Infatti, avevano aderito alla proposta di candidarsi come capilista Gianni Fabbris alla Camera e Pinto al Senato, ma chi sosteneva le candidature di Claps e Ferrarese, in minoranza, ha boicottato il prosieguo dei lavori». Un fatto che lascia nell’amarezza Viceconte e Pinto, anche perché il 7 gennaio, come racconta Pinto, «l’assemblea aveva dato delega ad un comitato di definire le linee programmatiche ed individuare qualche nominativo candidabile, da sottoporre a valutazione e votazione da parte dell’assemblea degli aderenti, dandosi 48 ore di tempo. Erano venuti fuori i nomi di Claps e Albina Colella (Senato e Camera), ma avevo fatto presente anche la mia volontà di candidarmi. -spiega Pinto- Il giorno 11 mi ha contattato Marcello Travaglini, dicendomi che aveva già fatto pervenire ad Ingroia le proposte di candidatura in maniera arbitraria. Ho manifestato tutto il mio disappunto -prosegue Pinto- perché non si potrà fare la rivoluzione civile, se non  vogliamo davvero cambiare. Cambiamo innanzitutto noi stessi per cambiare il mondo. Nel continuare a condividere il manifesto di Cambiare si può e l’onestà intellettuale dei suoi promotori e della maggior parte degli aderenti, è necessario denunciare i molti riciclati “politici di professione” (Travaglini è stato candidato sindaco per la città di Potenza in quota Prc), che continuano ad usare metodi deplorevoli, inquinando movimenti sani che vorrebbero cambiare il sistema della vecchia “politica sporca”. Occorrerà individuare criteri, metodi e sistemi di organizzazione, gestione e controllo, rigidi e trasparenti di ogni organismo costituito -conclude Pinto- qualora s’intendesse portare avanti il lodevole progetto politico a cui hanno aderito diversi movimenti con la sottoscrizione del manifesto».

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