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di ROBERTO GRANDINETTI
COSENZA – Una funzionaria dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Anna Di Donato, è stata sospesa dal lavoro per due mesi. Sua colpa, quella di aver “arrecato un ingiusto vantaggio patrimoniale” ai proprietari di alcune note cliniche cittadine accreditate. Si parla di liquidazioni di spettanze gonfiate con la funzionaria in questione che avrebbe “pressochè integralmente annullato le contestazioni emesse dalla competente Uoc Spedalità”. 
La misura interdittiva della sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio è stata applicata ieri dal gip Francesco Luigi Branda, del tribunale di Cosenza, su richiesta del procuratore capo Dario Granieri e del procuratore aggiunto Domenico Airoma. I capi della Procura avevano chiesto anche la sospensione di Antonio Scalzo, direttore sanitario pro tempore dell’Asp bruzia. Il tutto rientra in un’indagine, concentrata sull’ipotesi di falso e abuso di ufficio che, oltre agli stessi Scalzo e Di Donato, vede coinvolto anche Franco Lucio Petramala, ex direttore generale dell’azienda sanitaria.
Relativamente alla sospensione di Anna Di Donato il gip Branda nella sua ordinanza ha scritto che «la ricostruzione dell’intero procedimento amministrativo operato dalla Guardia di Finanza a seguito dei rilievi evidenziati dalla Corte dei Conti, ha permesso di accertare che l’indagata, attraverso la reiterazione di condotte illecite, ha consentito alle strutture private (sette in tutto, ndr) di ottenere rapporti non dovuti, con correlativo danno per l’ente pubblico erogatore…».
La Donato nel luglio del 2008 aveva ricevuto l’incarico (con nota firmata da Petramala e Scalzo) di verificare appunto le contestazioni dell’Uoc Spedalità. Si parla di “contestazioni conseguenti ai controlli di appropriatezza delle Schede di dimissione ospedaliera riportanti procedure e interventi erogabili non in regime di ricovero ordinario per gli anni 2008/2009”. Secondo i consulenti della Procura le rivisitazioni della funzionaria sono state incongrue. In un caso – ha ricordato il gip – «riteneva di poter ridurre le contestazioni da 853.611 euro ad appena 13.661, senza fornire neppure adeguata motivazione e perciò arbitrariamente». In un altro caso ancora avrebbe ridotto l’importo di una contestazione a 30mila euro a fronte di un importo di ben 591.653 euro. Per lo stesso giudice «non è assolutamente convincente la scusa indotta dalla indagata in sede di interrogatorio dinanzi al gip, laddove ha addirittura riferito che nei casi in cui il suo controllo è apparso evidentemente superficiale, ciò è stato determinato dalla fretta di dover compiere con urgenza le disposte rivisitazioni, come se la fretta di provveder sia tale da legittimare “ad nutum” di danaro pubblico…».
Secondo la Procura alle sette cliniche cosentine negli anni 2008 e 2009 sarebbero stati fatti conseguire in maniera illegittima un totale di 2.228.374 euro (da un massimo di 839.950 euro a un minimo di 72.798), con la Di Donato che avrebbe ridotto l’ammontare di quanto contestato dalla “Spedalità” di oltre il 50%. Colpa di tutti e tre gli indagati stata poi quella di aver dichiarato, «contrariamente al vero, di aver proceduto alla verifica delle cartelle cliniche relative agli episodi di ricovero oggetto di contestazione».
La Di Donato è stata sospesa in quanto «sussiste il pericolo di reiterazione delle condotte…». Sentita a sommarie informazioni aveva affermato di aver agito su sollecitazione di Scalzo e Petramala. Versione poi cambiata dinanzi al gip, al quale ha detto di aver agito in assoluta autonomia.

COSENZA – Una funzionaria dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Anna Di Donato, è stata sospesa dal lavoro per due mesi. Sua colpa, quella di aver “arrecato un ingiusto vantaggio patrimoniale” ai proprietari di alcune note cliniche cittadine accreditate. Si parla di liquidazioni di spettanze gonfiate con la funzionaria in questione che avrebbe “pressochè integralmente annullato le contestazioni emesse dalla competente Uoc Spedalità”. La misura interdittiva della sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio è stata applicata ieri dal gip Francesco Luigi Branda, del tribunale di Cosenza, su richiesta del procuratore capo Dario Granieri e del procuratore aggiunto Domenico Airoma. I capi della Procura avevano chiesto anche la sospensione di Antonio Scalzo, direttore sanitario pro tempore dell’Asp bruzia. Il tutto rientra in un’indagine, concentrata sull’ipotesi di falso e abuso di ufficio che, oltre agli stessi Scalzo e Di Donato, vede coinvolto anche Franco Lucio Petramala, ex direttore generale dell’azienda sanitaria.Relativamente alla sospensione di Anna Di Donato il gip Branda nella sua ordinanza ha scritto che «la ricostruzione dell’intero procedimento amministrativo operato dalla Guardia di Finanza a seguito dei rilievi evidenziati dalla Corte dei Conti, ha permesso di accertare che l’indagata, attraverso la reiterazione di condotte illecite, ha consentito alle strutture private (sette in tutto, ndr) di ottenere rapporti non dovuti, con correlativo danno per l’ente pubblico erogatore…».

IL SERVIZIO INTEGRALE A FIRMA DI ROBERTO GRANDINETTI SULL’EDIZIONE CARTACEA DE IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA

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