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CATANZARO – E’ arrivata la prima richiesta di rinvio a giudizio della procura della Repubblica di Catanzaro nell’ambito della vasta inchiesta connessa al settore dell’energia eolica in Calabria. Dopo la notifica a fine ottobre di due distinti provvedimenti di conclusione indagine, relativi ad altrettanti filoni dell’inchiesta denominata “Eolo”, il titolare del procedimento, il sostituto procuratore Carlo Villani, ha chiesto adesso che vengano mandati sotto processo, per accuse che vanno dalla corruzione, all’abuso d’ufficio e falso, le venti persone coinvolte nella seconda tranche investigativa, quella che ruota attorno ad autorizzazioni rilasciate per la realizzazione di diversi parchi eolici, in particolare nel Cosentino.
L’ALTRO FILONE D’INCHIESTA – Nell’ambito della stessa inchiesta, la più grave contestazione formulata dagli inquirenti, quella di associazione a delinquere, fa capo ad un altro filone investigativo, quello che ha coinvolto tre società e nove persone, tra cui l’ex vice presidente della Giunta calabrese, Nicola Adamo, e l’ex dirigente esterno del settore commercio artigianato ed energia del dipartimento Economia della Regione, Carmelo Misiti. Quest’ultima specifica tranche ruota attorno a una presunta tangente di due milioni e 400.000 euro promessa e in parte sborsata per la realizzazione del parco eolico «Pitagora» di Isola Capo Rizzuto e per l’adozione da parte della Regione Calabria delle «Linee guida sull’eolico».
IL NUCLEO SOTTO INCHIESTA – Tra gli indagati per i quali è stato richiesto il processo oggi, compaiono ex componenti del Nucleo Via (di valutazione ambientale) regionale, accusati di aver concesso varie autorizzazioni senza che ce ne fossero le condizioni.
Si tratta di altri funzionari e dirigenti della Regione Calabria, che ora rischiano il processo l’ex direttore generale dell’assessorato all’Ambiente, Giuseppe Graziano, 51 anni, di Longobucco, all’epoca presidente del Nucleo Via; il funzionario regionale Salvatore Antonio Caruso, 54 anni, di Cassano, e il componente del Nucleo Via, Egidio Michele Pastore, 62, di Rende; gli imprenditori Mauro Nucaro e Mario Lo Po; Mario Cosentini, e Michele Cosentini, Ernesto Cosenza, Leonardo Splendido, Ilario Monteleone, Salvatore Patamia, Pier Paolo Bonanno, Salvatore Curcio, Vincenzo Iacovino, Vittoria Imeneo, Giovanni Misasi, Annamaria Ranieri, Raffaele Suppa, Domenico Vasta, Massimo Zicarelli.
IL FASCICOLO APERTO NEL 2006 – L’inchiesta è stata avviata nel lontano 2006 ed è passata per tre diversi Uffici di procura. Le indagini, infatti, hanno preso le mosse da Paola, da dove il relativo fascicolo di oltre cento faldoni fu poi trasmesso a Cosenza per competenza territoriale, e dove venne poi inviato a Catanzaro poichè i presunti reati sarebbero stati commessi nel capoluogo calabrese. Qui, divisa fra le varie Forze di Polizia, la mole di materiale investigativo è finita all’attenzione del sostituto procuratore Carlo Villani, titolare del fascicolo – coassegnato al procuratore Vincenzo Antonio Lombardo e all’aggiunto Giuseppe Borrelli – che alla fine, dopo lunghi mesi di lavoro, ha emesso un provvedimento di conclusione indagini per due filoni d’inchiesta, inviando il materiale relativo a un terzo filone alla Procura di Cosenza, territorialmente competente, e chiedendo, per quanto riguarda un quarto filone, l’archiviazione delle accuse ipotizzate nei confronti di diciassette persone, tra le quali l’ex presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, e l’ex assessore regionale all’Ambiente, Diego Tommasi.
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