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Mancano 50 giorni al voto e grande è il disordine sotto il cielo. Alla citazione maoista Viti sul nostro giornale ha chiosato con parole colte su: “mediocri trasformismi, talenti transumanti tenaci rancori alimentati magari da sospetti cospirativi”. Si aggiunge materiale alchemico per le diplomazie che sono al lavoro per trovare una quadra che in qualche modo si troverà inevitabilmente nel Partito-Regione legittimato da una partecipazione al terzo turno di primarie che ad occhio e croce doppia il dato nazionale. Pur nella sua natura imperfetta, resta questa la manifestazione più alta di partecipazione diretta alla scelta dei propri rappresentanti. Chi la contesta e l’avversa dovrebbe essere in grado di mettere in campo un’azione costituente capace di sconfiggere l’opzione dei democratici lucani. Non mi sembra che questa ipotesi al momento abbia grandi possibilità. Le parlamentarie hanno espresso un voto conservatore (Ilvo Diamanti ha da poco rivalutato questa categoria in un suo recente articolo) che premia sic et simpliciter la classe dirigente che governa da vent’anni in Basilicata. Lo stretto legame con il cittadino e il territorio, quasi di tipo leghista ho sempre sostenuto, non ha sbandamenti e punta ad una vittoria di Bersani non nascondendo la sua voglia di contare a Roma attraverso i suoi esponenti di primo piano ben sistemati nella nomenclatura che affiancherebbe il nuovo premier. Vive con disagio questo schema l’area dell’ex Margherita che con il coltello tra i denti difende la sua identità e rappresentanza, ignorando di proposito la questione dei contenuti, come in queste ore il deputato Margiotta ha fatto notare, scrivendo a chiare lettere su Twitter: “Troppo tardi. Ora nuova fase: svelare ipocrisie e promuovere rinnovamento vero”. Mi scuserà l’onorevole Margiotta, ma resto appassionato al mio vecchio Vittorini, quello per intenderci, che cercava esigenze a quel tempo rivoluzionarie, diverse da quelle della politica (che a quel tempo era quella di Togliatti). Sono passati due terzi di secolo. Le esigenze rivoluzionarie oggi sono quelle del riformismo forte e dovrebbero essere esigenze comuni sia della politica e della cultura. E al Parlamento che viene è giusto far sapere il Sud e la Basilicata che vogliamo, perché questo a me pare il punto di svolta possibile. Non ho pretese di scrivere agende, gi‡ troppe in giro se ne leggono, ma qualche considerazione è giusto farla arrivare a chi entrerà nel Palazzo.Io per il Sud credo molto nel programma fattibile di Fabrizio Barca, ministro della coesione territoriale, non incantato dal Monti politico. Egli ha operato molto bene, lo dimostrano le ottime pagelle ricevute da giornali di diverso orientamento politico come Sole 24 ore e Fatto quotidiano. E’ stato lui, infatti, ad aver riprogrammato i Fondi comunitari, evitando che andassero persi. Ha fatto seria opera di rigore scontrandosi con Passera sulla delirante grande opera del Ponte sullo Stretto evitando nuovi inutili sprechi. Il metodo del confronto costruendo coalizioni tra cittadini organizzati, sistemi di imprese e comuni che interagiscono tra i diversi livelli di governo Ë bussola di riferimento. Non si tratta di semplice teoria. Infatti il 27 dicembre sul sito del ministero èstato posto il documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei Fondi comunitari 2014-2020” che si apre ad un confronto ampio e che chiede contributi a chi è nteressato a partecipare. Le strategie di coesione territoriale risultano essere fondamentali per impedire che essere nati a Spinoso o Craco sia una dannazione della natura. Per aggredire la crisi, che continuerà , i fondi comunitari vanno concepiti come opportunità e non come spesa inutile. Una discussione su questo sarebbe già tanto tra le urla scomposte della campagna elettorale già iniziata. I progetti e le idee del ministro Barca sono in linea con la trasparenza e la democrazia in rete. Su questo aspetto segnalo ai cittadini, ma soprattutto agli aspiranti parlamentari di ogni schieramento, l’appello “Democrazia 2.0. Per una campagna elettorale trasparente e per una legislatura aperta alla rete” esemplificato da un decalogo attuabile e possibile promosso da primi firmatari molto autorevoli, compresi anche due lucani da tempo ben inseriti in questa discussione: si tratta del giovane avvocato Ernesto Belisario e della blogger Caterina Policaro, recente protagonista alle parlamentarie del Pd lucano. In Islanda questo nuovo metodo dal basso ha permesso addirittura di riscrivere la propria Costituzione coinvolgendo due terzi della popolazione. Non aspiriamo a tanto, ma uno sforzo di allargamento della partecipazione rafforzerebbero il capitale sociale del Meridione e della Basilicata. Potremmo allargare molto la sfera pubblica e utilizzare molto meglio i fondi comunitari evitando di dar fiato ai nemici delle nostre contradeQuesti due punti vanno affidati ad un governo dove spero che Barca possa tornare ad essere ministro della coesione territoriale e dove c’è la possibilità che qualche lucano di buone capacità (Filippo Bubbico per fare un nome possibile) sappia confrontarsi con una spesa pubblica che non sarà piu’ quella del passato. Mi permetto anche dei consigli al Partito-regione, che oggi a causa del rebus delle candidature èimpossibilitato ad una necessaria seduta di autocoscienza che deve comunque prima o poi affrontare. Dopo venti anni di governo regionale, il principale partito erede di quella esperienza, il Pd, sembra di nuovo legittimato dai possibili consensi a riproporre quasi la stessa classe dirigente, fatta eccezione per il ruolo nazionale chiamato ad assolvere da Roberto Speranza, che beneaugurato anche dal proprio cognome si spera possa aiutare un processo rinnovatore. La mancanza di alternanza in Basilicata ha prodotto una sorta di corto circuito democratico. All’interno del sistema è nato un intreccio politico-economico-burocratico che ha prodotto un sottogoverno soffocante e ramificato che andrebbe quantomeno corretto. L’altra cura va data ad alcuni dei propri uomini (le donne sono state quasi assenti finora) che per le caratteristiche appena descritte, hanno a volte manifestato una propensione verso atteggiamenti amministrativi disinvolti. Su questo versante pero’ l’opinione pubblica lucana Ë riuscita a fronteggiarne le derive piu’ evidenti riuscendo ad incidere nelle scelte e nei cambi decisi dalla classe dirigente. Chi s’illude di continuare a vivere nella tramontata dimensione della casta perpetua rischierà prima o poi di venire travolto dal nuovismo che avanza della nuova possibile Terza repubblica.
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