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Il terzo trimestre del 2012 conferma la fase negativa registrata dall’economia lucana nella prima metà dell’anno, «a riprova di uno scenario fortemente recessivo che non mostra segnali di attenuazione». È questo, in sintesi, il quadro che emerge dalla nota congiunturale del Centro Studi Unioncamere Basilicata, secondo cui «i tempi di uscita dalla crisi per la Basilicata appaiono ancora più lunghi e incerti di quelli che si vanno delineando a livello nazionale». Secondo il presidente di Unioncamere Basilicata, Pasquale Lamorte, si registra «una crisi profonda dell’industria manifatturiera, l’allarme occupazionale e una perdurante fase di restrizione dell’accesso al credito per imprese e famiglie. L’economia è in affanno e neanche le previsioni per i trimestri successivi fanno sperare in un miglioramento della situazione. Tuttavia, la domanda estera continua a fornire un contributo positivo all’andamento di alcuni settori produttivi, a conferma del fatto che, nell’attuale fase, l’apertura ai mercati internazionali rappresenta, per le economie territoriali, l’unica possibilità di contenere gli effetti della crisi». Per quanto riguarda di dati divisi per settore, la produzione delle piccole e medie imprese diminuisce dell’8,9%, così come il fatturato (-10,5 per cento). A soffrire di più sono le imprese del legno e mobile e della lavorazione dei metalli, “anche a causa della crisi dell’edilizia». Escludendo l’industria dell’auto e quella energetica, l’export regionale registra invece un aumento del 18,2 per cento, con circa 14,3 milioni di euro in più. Calano invece i consumi (-14,1 per cento) e la nascita di nuove imprese (32 in meno rispetto allo stesso periodo del 2011).
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