2 minuti per la lettura
CATANZARO – «Volevano indurmi a fare nomi di magistrati. Non ce l’hanno fatta ed hanno usato mio fratello Antonino. Con la ‘ndrangheta non ho mai avuto a che fare, ho sempre lavorato onestamente e alcuni magistrati li ho conosciuti ma non sono mai stato loro amico. E non ho mai dato informazioni per la cattura di Pasquale Condello». Così Luciano Lo Giudice, ritenuto il boss dell’omonima cosca, è intervenuto, facendo dichiarazioni spontanee, nel processo in corso a Catanzaro in cui è imputato per le bombe del 2010 a Reggio Calabria. «Fino al 2009, quando sono stato arrestato – ha detto Lo Giudice, che è stato accusato dal fratello Antonino che si è pentito – non avevo mai avuto problemi con la giustizia. Col mio bar guadagnavo bene e negli anni ho conosciuto alcuni magistrati. Dopo essere stato arrestato, nel novembre 2009, ho scritto alla Direzione nazionale antimafia per denunciare gli abusi di cui ero vittima. Decisi anche di cambiare i miei legali e dissi ai miei familiari di andare a cercare un avvocato a Roma, che era l’avv. Taormina. Invece per la Procura di Reggio l’avvocato di Roma era il magistrato Cisterna, ma non è vero». Dopo l’inizio della collaborazione di Antonino (“che accusa magistrati che non ha mai conosciuto»), Luciano Lo Giudice ha detto di avere ricevuto nel carcere di Rebibbia la visita dell’allora capo della quadra mobile di Reggio Renato Cortese che gli propose di fare altrettanto. «Gli dissi – ha detto collegato in videoconferenza – che non avevo niente da collaborare. Dopo vennero anche i procuratori Pignatone e Prestipino dicendomi che Nino aveva detto che ero stato in Austria a comprare armi. Io in Austria non ci sono mai stato. Il fatto è che Nino ha perso la testa per una donna ed ha preso i miei risparmi. Ero ‘scannato’ a morte con lui. Mi ha distrutto la vita e continua a farlo. Volevano farmi accusare i magistrati Mollace e Cisterna, ma non ero loro amico. Poi Cortese è tornato per dirmi che avevo fatto un patto per fare arrestare Condello, ma io non ho fatto nessun patto. E dopo 20 giorni mia moglie viene arrestata. Sono state tutte ritorsioni per farmi parlare. La Questura di Reggio Calabria ha fatto informative false. Sono ancora incensurato, non ho avuto condanne definitive e sono pronto al confronto con chiunque. sono innocente». Dopo la conclusione delle dichiarazioni di Lo Giudice, l’udienza è stata aggiornata al 13 febbraio prossimo quando saranno sentiti alcuni investigatori.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA