CATANZARO – Le elezioni comunali di Catanzaro, che si sono tenute la scorsa primavera, saranno ricordate come le più lunghe e complesse nella storia del capoluogo. Dopo i ricorsi al Tar, l’annullamento della proclamazione degli eletti e l’arrivo di un commissario, la vicenda approda anche nei palazzi di giustizia dal punto di vista penale. E non solo per l’inchiesta della magistratura già in corso. Tutti i componenti della Giunta Abramo, decaduta dopo il provvedimento del Tribunale amministrativo, hanno infatti conferito ai propri legali l’incarico di procedere per calunnia e diffamazione contro l’esponente di Sel Giuseppe Pisano. Quest’ultimo, aveva presentato nei giorni scorsi un esposto sulla delibera approvata dopo la sentenza del Tar sulle elezioni amministrative del maggio scorso. Gli ex assessori comunali evidenziano in una nota che «è stata chiesta la revoca dell’atto al commissario. La valanga di fango gettata su persone che hanno sempre fatto della dignità e dell’onestà una bandiera di vita non può essere accettata passivamente. Il signor Pisano sarà chiamato a rispondere delle sue nefandezze nelle sedi competenti».
La politica e l’amministrazione si spostano, dunque, nei palazzi di giustizia che, dal canto loro, proseguono con indagini e sentenze. Come quella pubblicata dal Tar, sulla quale ora si sono aperte le discussioni interpretative, ovviamente diametralmente opposte, tra centrodestra e centrosinistra. I primi a scendere in campo sono stati gli esponenti del centrodestra.
Secondo Sergio Abramo, «la sentenza del Tar Calabria e le relative motivazioni che hanno portato all’annullamento parziale delle elezioni amministrative del maggio scorso confermano quanto detto finora dallo schieramento del centro destra: non vi è stato broglio elettorale, ma solo errori». «Il dettagliato documento – aggiunge l’ex sindaco – redatto dal Tribunale amministrativo regionale chiarisce, una volta per tutte, che se ci sono delle responsabilità in questa vicenda, non sono, certamente, da addebitare a nessun partito politico. Decade, quindi, la strumentale accusa di brogli che il centrosinistra ha tentato di agitare solo e per conto di propri interessi politici. L’unico risultato prodotto da Salvatore Scalzo e dal centrosinistra è aver dipinto Catanzaro come un luogo losco abitato da loschi individui. Scalzo ha gettato sulla città quintali di ‘letame mediatico’ solo per propri tornaconti personali. E le motivazioni contenute nelle 46 pagine scritte dai giudici del Tar Calabria, se lette attentamente, confermano che non è stata trovata lo stralcio di una prova concreta. Tant’è che le elezioni – prosegue Abramo – non sono state annullate, ma si dovrà tornare a rivotare in 8 sezioni solo per errori operati da parte del personale nominato dal Presidente della Corte d’Appello di Catanzaro. Basta pensare che in una sezione di quelle in cui si dovrà votare nuovamente, il segretario di seggio era il fratello del consigliere comunale Vicenzo Capellupo, primo degli eletti tra le fila del Partito Democratico di Salvatore Scalzo. Questo, conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che i brogli di cui parla il centrosinistra non esistono e comunque non possono essere addebitati al centrodestra e al sindaco Sergio Abramo».
Stesso canovaccio per l’assessore regionale e consigliere comunale, Mimmo Tallini: «La conferma più importante venuta dalle motivazioni del Tar è che le irregolarità riscontrate nelle otto sezioni sono dovute alla ‘negligenza’, alla ‘superficialità’ e alle ‘inadempienze’ di presidenti, segretari e scrutatori dei seggi». «Non a caso, i giudici amministrativi – aggiunge Tallini – raccomandano che in futuro le operazioni elettorali siano affidate a presidenti e scrutatori esperi e pienamente affidabili. Non possiamo non osservare che i presidenti e segretari sono stati nominati dal tribunale e che gli scrutatori, su espressa richiesta della sinistra, sono stati sorteggiati. Da una lettura attenta e non pregiudiziale delle motivazioni, emerge anche che nella ‘famigerata’ sezione 85 nessun elettore ha votato due volte, come pretestuosamente affermavano i ricorrenti. Viene totalmente sgonfiato, sia da queste motivazioni sia dalle risultanze numeriche delle verificazioni della Prefettura, il ‘teorema’ della sinistra secondo cui l’intero procedimento elettorale era viziato da gravissime irregolarità. Se così fosse stato, il Tar – ha concluso l’esponente del Pdl – avrebbe annullato in toto le elezioni di maggio, mentre ha circoscritto le irregolarità a sole otto sezioni su 90. Toccherà al Consiglio di Stato, nel giudizio di secondo grado, esprimersi definitivamente sulle presunte irregolarità. Altro non emerge dalle motivazioni, se non ipotesi che eventualmente implicherebbero responsabilità personali di singoli e non hanno alcuna incidenza sul risultato elettorale».
Pronta le replica del centrosinistra, attraverso una nota del Comitato Scalzo Sindaco, che delineano una lettura totalmente diversa. «Leggendo le motivazioni espresse dal Tar – è scritto nella nota – scopriamo che la mancanza di schede autenticate e non utilizzate costituisce sintomo di grave illegalità delle operazioni elettorali, potendo dar luogo al cosiddetto sistema della ‘scheda ballerina’. ‘I vizi denunziati – si legge nella sentenza – non concretano mere irregolarità di ordine formale, ma vizi sostanziali invalidanti, anche a prescindere dalla sussistenza di elementi di prova in ordine alla eventuale manomissione delle schede autenticate di cui si sia persa traccia nella definitiva verbalizzazione, in virtù del mero pericolo di alterazione dei risultati elettorali che le denunziate illegittimità sono idonee a comportare’. Ma non è tutto. I giudici del tribunale amministrativo – prosegue il centrosinistra – approfondiscono una delle irregolarità emerse dalla sezione 85 nella quale un discreto numero di elettori è stato iscritto per due volte nel registro delle tessere elettorali. ‘Rimane da spiegare – si legge nelle motivazioni – perché mai si sia dato luogo alla doppia annotazione di questi elettori, perché se un’episodicità del fenomeno avrebbe potuto ricondurlo nei fisiologici limiti di un errore compilativo, la reiterazione dell’annotazione lascia davvero perplessi e non sopisce l’ipotesi di una scorretta, se non illecita, espressione del voto». «Quello che l’accoppiata Catanzaro-Tallini dimentica – conclude la nota del Comitato Scalzo Sindaco – è che il Tar ha inviato gli atti alla Procura della Repubblica proprio per accertare eventuali responsabilità penali. Qualcosa di diverso insomma rispetto al semplice errore umano di trascrizione. Il sindaco Tallini non crede che sia arrivato il momento delle scuse?».