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REGGIO CALABRIA – Al processo milanese contro la presunta cosca della ‘ndrangheta Lampada – Valle, due preti, entrambi citati dalla difesa, hanno testimoniato a favore dell’imputato Francesco Morelli, ex consigliere regionale della Calabria nelle file del Pdl, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione e arrestato nel novembre 2011. Gian Battista Belcastro, parroco di Rose (Cosenza) ha definito Morelli un uomo vicino ai «poveri e agli ultimi». «E’ una persona incapace di vedere il male, non vedeva mai nessuno con gli occhi di chi vedeva il cattivo. Quando aiutava qualcuno, non chiedeva mai la carta d’identità».
Il sacerdote ha spiegato che l’atteggiamento benevolo di Morelli per i più sfortunati non era mirato a raccogliere voti e ha rivelato che il politico «aveva adottato venti bambini a distanza a cui spediva soldi».
«Il riscatto del sud passa attraverso il lavoro – ha detto il testimone – e questo era il suo impegno in politica». Anche don Pietro Martucci, parroco di Cassano allo Ionio (Cosenza), ha speso solo parole di elogio per Morelli. «Lo conosco da dodici anni e lo considero un uomo molto buono e pieno di spiritualità. Lo vedevo alle cerimonie religiose e quando l’ho conosciuto ho avuto un impatto bellissimo. Insieme abbiamo fatto tante belle cose». Stando al racconto del teste, l’esponente del Consiglio regionale avrebbe offerto un prezioso «sostegno morale» ai centri di aggregazione per giovani, senza mai chiedere in cambio voti «perchè non amava la notorietà». Anche da un terzo teste, Antonio Miriello, sordomuto, è arrivata una difesa di Morelli. Il teste ha ricordato l’impegno del consigliere regionale nel far riconoscere la ‘lingua dei segni’ in Calabria.
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