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POTENZA – Lo scandalo Fenice è ancora fresco quando negli uffici del dipartimento Ambiente della Regione arriva un’altra bella gatta da pelare. E’ il caso della diga del Pertusillo: il lago è inquinato, muoiono i pesci e prolifera l’alga rossa. Nell’opinione pubblica cresce il sospetto che la qualità delle acque possa essere stata alterata dalle attività petrolifere dell’Eni in Val d’Agri. A parziale conferma di questi sospetti arrivano le analisi curate dal tenente di polizia Di Bello, poi sospeso dal servizio, della professoressa dell’Unibas Albina Collella. La credibilità dell’Agenzia regionale per l’ambiente è ai minimi storici dopo l’inchiesta sul più grande scandalo ambientale lucano che ha portato agli arresti all’ex direttore generale Vincenzo Sigillito e il direttore del dipartimento di Potenza, Bruno Bove. Gli ambientalisti non si fidano più così hanno deciso di procedere autonomamente. E i dati che emergono dai monitoraggi “fai da te”  non soni buoni: dall’analisi dei sedimenti emergerebbero tracce di idrocarburi. In via Anzio di serenità ce n’è poca.
L’inchiesta del sostituto procuratore Salvatore Colella ha toccato alcuni dirigenti dell’Ufficio compatibilità ambientale. La paura è che la “macchia nera” possa ripetersi.  In dipartimento sentono il fiato sul collo. Tra Regione e Arpab inizia un lungo carteggio da cui emerge un forte contrasto.
Secondo gli uffici della Regione le attività dell’Arpab procedono a rilento, spesso l’Agenzia non risponde alle loro richieste e i dati non sono completi. E’ l’autunno scorso. C’è un’interrogazione al Ministero da parte della deputata dei Radicali, Elisabetta Zamparutti, che chiede di conoscere lo stato di avanzamento del “Progetto di valutazione dello stato ecologico del lago del Pertusillo”. E’ il piano predisposto dall’Arpa Basilicata per verificare se nelle acque e nei sedimenti della diga ci siano metalli pesanti e idrocarburi. La Regione ha predisposto un finanziamento di 450.000 euro per le attività straordinarie commissionate all’Arpa che vedranno il coinvolgimento dell’Istituto superiore di Sanità dell’Istituto di zooprofilassi di Puglia e Basilicata. Alla richiesta di Zamparutti, il dipartimento sollecita l’Agenzia per l’ambiente: serve una relazione sullo stato di avanzamento del progetto.  Ma dall’Arpa non rispondono. E’ ottobre del 2011. A fine novembre dalla Regione tornano a sollecitare il rendiconto. Anche dalla Prefettura di Potenza chiedono “notizie aggiornate in merito allo stato di attuazione del progetto esecutivo”. E a gennaio il dipartimento ambiente torna a scrivere
all’Agenzia: “bisogna accelerare la trasmissione delle informazioni”. A poche settimane segue una diffida: “comunicate lo stato entro 20 giorni”.
La risposta dell’Arpab arriva a febbraio: è un rendiconto delle attività condotte fino a quel momento, con le convenzioni attivate con Iss, Istituto zooprofilattico e protezione civile. Vengono trasferiti anche i dati relativi alle indagini realizzate tra luglio e novembre del 2011. Nella relazione allegata si spiega pure che le vicende giudiziarie intervenute hanno reso necessario individuare un nuovo referente del progetto. Che ci sono stati  ritardi per l’acquisto dei macchinari necessari e per l’organizzazione interna. Si chiede quindi una proroga di sei mesi. Ma dal dipartimento Ambiente della Regione rispondono picche. «Le attività finora svolte e riportate nella relazione allegata – dicono da via Anzio – risultano difformi e non coerenti con gli obiettivi di progetto. Non sono quindi rendicontabilii».
Una proroga – concludono – non avrebbe senso. Ma nello stesso periodo la situazione scivola: un settimanale lucano on line pubblica un’intervista “rubata” a una dirigente dell’Istituto superiore di sanità, referente del progetto in Basilicata, nella quale si parla di presunte pressioni che avrebbe ricevuto per lasciar perdere la questione Pertusillo. Esplode il caso. Il consigliere del Pdl, Mario Venezia, presenta un’interrogazione. La Regione chiede all’Iss di intensificare le attività con Arpab per pervenire in maniera più rapida a risultati scientifici. Le incomprensioni continuano ma solo sotto banco. 

Ufficialmente Arpab e Regione lavorano al caso Pertusillo in stretta sinergia. Tanto che ad aprile insieme tengono una conferenza stampa nella sede del Parco a Marsico Nuovo in occasione della quale vengono presentati i primi risultati delle analisi condotte sui sedimenti della diga realizzate nell’ambito del progetto in questione. Eppure a luglio del 2012 il dirigente dell’Ufficio prevenzione torna a scrivere. I contenuti della nota sembrano smentire i buoni risultati vantati nel corso della conferenza. Questa volta il destinatario è il direttore generale del dipartimento Ambiente, Donato Viggiano. Si chiede un suo intervento diretto. Il finanziamento del progetto è a rischio:  “Non
risulta agli atti degli uffici alcuna comunicazione sulle attività svolte in corso da parte di Arpab in ossequio al progetto e mancano riscontri alla revisione complessiva richiesta dagli uffici di prevenzione e controllo ambientale”. Alle sollecitazioni del direttore Viggiani, l’Arpab risponde con una relazione del 9 ottobre che sintetizza lo stato di avanzamento del progetto.  Finalmente l’interrogazione del consigliere Venezia, dopo ben sei mesi,  trova una risposta. Proprio in quei giorni dall’ufficio Compatibilità ambientale parte un’altra bocciatura alle Attività dell’Arpab: nella relazione tecnica sulle indagini relative al periodo luglio-novembre 2011 i campioni sarebbero solo parziali. «Risultano mancanti circa 60 parametri su 90», scrive la dirigente dell’ufficio, Maria Carmela Bruno. E conclude: «Si può affermare che non risultano tutti gli elementi necessari per la definizione dello stato ecologico del lago del Pertusillo». Il 12 novembre scorso il direttore Viggiani torna a sollecitare  il dirigente dell’Arpa, Raffaele Vita: chiede un trasferimento di dati più veloce e più completo. Cosa sta accadendo veramente tra Arpa e Regione? Il monitoraggio del Pertusillo è un’altra storia di dati mancati è solo un gioco di ruoli e di scarica barile?

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