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ROMA – Mauri parla, Sculli fa scena muta. I due calciatori hanno deciso di giocarsi in modi differenti l’inedita partita disputata con il pool del procuratore federale, Stefano Palazzi, in merito alla vicenda del Calcioscommesse. E la loro presenza negli uffici della Procura Figc è stata diversa non solo nei modi, ma anche nei tempi: quattro ore per Mauri, appena mezz’ora invece per il centrocampista calabrese. «Non abbiamo detto nulla. È un nostro diritto», si è limitato a dichiarare l’avvocato Paolo Rodella che ha assistito Giuseppe Sculli assieme al legale Maurilio Prioreschi. L’intenzione è di privilegiare l’aspetto penale e rispondere prima ai pm della Procura di Cremona, quando e se il calciatore verrà convocato. Per Stefano Mauri, invece, la Procura cremonese aveva già disposto la custodia cautelare lo scorso maggio e il vicecapitano biancoceleste aveva già negato ogni addebito sia lì, sia nelle tre ore di audizione in Procura Figc del 13 aprile. Agli 007 federali però è servito un ulteriore interrogatorio per fare luce sulle tentate combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, disputate nel maggio 2011. Forti anche del nuovo materiale trasmesso da Cremona dopo l’incontro di un mese fa tra Palazzi e il pm Roberto Di Martino. «Abbiamo confermato le medesime circostanze nei precedenti appuntamenti sia all Procura federale sia alla Procura di Cremona, abbiamo dato ulteriori specificazioni e più che mai stasera siamo convinti dell’estraneità di Stefano dalle possibili contestazioni», ha assicurato l’avvocato Amilcare Buceti legale del brianzolo assieme a Matteo Melandri. Al centrocampista gli inquirenti hanno chiesto anche dei suoi rapporti con Sculli e con il massaggiatore della Lazio, Massimo Romano Papola. Secondo la nuova documentazione, infatti, Papola sarebbe collegato a Mauri per via delle scommesse. E, da un rapporto dello Sco, risulta avere avuto 15 contatti su una scheda telefonica utilizzata dal calciatore, due giorni dopo il match col Genoa. Ma il fisioterapista, anche lui oggi in Procura, non avrebbe fornito elementi utili agli inquirenti. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è però sicuro: «Io non conosco i fatti, ma conosco la persona: una persona che va a Medjugorje, che va in chiesa, che prega e si comporta in una certa maniera. Mauri è sereno nonostante le vicissitudini che ha subito, questo dimostra che non ha nulla da temere. A meno che non sia un dottor Jekyll e un mr Hyde». In merito a Lazio-Genoa i federali hanno sentito nuovamente anche l’ex genoano Omar Milanetto. «E’ stata un’audizione assolutamente di routine» ha spiegato l’avvocato Mattia Grassani «in cui ci sono stati ulteriori approfondimenti e domande mirate su Lazio-Genoa.Il convincimento è che Milanetto sia stato coinvolto più come testimone che come indagato». Ma l’iter della giustizia sportiva è strettamente legato all’inchiesta cremonese ancora aperta e l’eventuale processo potrebbe slittare anche alla prossima estate.
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