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COSENZA – «Emerge un allarmante quadro di collusioni tra la criminalità organizzata e le istituzioni sotto gli occhi di tutti e nell’indifferenza generale. Questa è la Calabria ma anche l’Italia»: il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, avvicinato dai giornalisti, ha commentato così l’operazione che ieri sera ha portato all’arresto del boss latitante della ‘ndrangheta Ettore Lanzino. Il pm della Dda Catanzaro Vincenzo Luberto, che ha coordinato le indagini insieme a Bruni, dal canto suo, ha sottolineato come con l’arresto di Lanzino «i latitanti della provincia di Cosenza sono finiti». Anche il procuratore della Repubblica Vincenzo Antonio Lombardo è intervenuto sull’arresto di Lanzino precisando come «dopo Franco Presta, arrestato a Rende, la cattura di Ettore Lanzino, a Rende di nuovo. Vuol dire che in questo territorio la criminalità è molto forte e gode di larghi appoggi. Io dico che lo Stato ha dimostrato la sua presenza. Mi auguro che la società civile risponda».
«Con pazienza e professionalità – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, col. Francesco Ferace – si è arrivati alla cattura del latitante. L’Arma ha messo in campo gli uomini migliori, un gruppo sceltissimo che ha lavorato per nove mesi per conseguire questo risultato in un ambiente difficilissimo. Rompere un sistema di protezione che si era consolidato nel tempo attorno al grande capo della ‘ndrangheta di Cosenza che siamo riusciti a penetrare». «Al momento dell’arresto – ha aggiunto Ferace – non ci sono state reazioni scomposte da parte del latitante che ha detto «prima o poi doveva finire» e infatti è finita. Nell’appartamento sono stati trovati documenti importanti da un punto di vista operativo che sono già all’analisi e all’attenzione della Dda e poco altro perchè quello era un appartamento in cui il latitante era da poco tempo e che avrebbe lasciato da lì a poco». «Pedinavamo da tempo – ha sostenuto il comandante del Ros di Catanzaro Giovanni Sozzo – quello che ritenevamo essere il fiancheggiatore che incontrava il latitante, ovvero Di Puppo, e le particolari modalità dei movimenti che ha attuato ieri sera e che siamo riusciti ad osservare e la particolare circospezione con cui è entrato nel palazzo ci ha fatto ritenere fondato il sospetto che in quell’edificio si nascondesse il latitante».
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