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CATANZARO – Avrebbe dovuto iniziare oggi davanti al giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro l’udienza preliminare per otto persone indagate per reati ambientali, truffa e falso per il presunto sversamento nel fiume Alli del percolato derivante dall’impianto di smaltimento rifiuti che si trova proprio ad Alli, nel catanzarese. Difetti di notifiche hanno costretto a rinviare all’11 febbraio la trattazione dell’udienza al termine della quale il giudice, Giovanna Mastroianni, dovrà decidere se e per chi accettare la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Carlo Villani, titolare delle indagini condotte dai carabinieri del Noe. Intanto hanno già annunciato la propria richiesta di costituirsi parte civile la Provincia di Catanzaro, il Wwf, Legambiente, e l’associazione Codici Calabria; mentre non erano presenti le altre parti offese indicate dal pm, i Comuni di Catanzaro e Simeri Crichi e il Commissario delegato per l’emergenza ambientale in Calabria, che tuttavia potrebbero chiedere di costituirsi alla prossima udienza. Rischiano di finire sotto processo l’imprenditore Stefano Gavioli, di 54 anni, di Venezia, proprietario della società Enetech che fino ad un anno fa gestiva la discarica di Alli; e poi un suo collaboratore, Loris Zerbin 51 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia), direttore tecnico della Enertech; Giovanni Faggiano 53 anni, di Brindisi; Santo Mellace, 51 anni , di Catanzaro, e Antonio Garrubba, 47 anni, di Isola Capo Rizzuto (Crotone), tecnici dell’azienda; Giovanbattista Papello, ex componente dell’organismo di vigilanza e controllo dell’Ufficio del Commissario delegato per l’emergenza in Calabria; Adelchi Andrea Ottaviano, responsabile unico del procedimento fra il 2006 e il 2008; Rocco Tavano, funzionario di supporto al responsabile unico (gli avvocati che difendono gli indagati sono Francesco Murgia, Annamaria Alborgetti, Mezio Francesco Galluccio, Orazio Vescio, Pasquale Vaccaro, Aldo Truncè, Salvatore Gullì, Crescenzio Santuori, Francesco Iacopino). La società Enertech è al centro del vasto procedimento portato avanti dalla Procura di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta denominata «Pecunia non olet», suddivisa in diversi tronconi. Associazione a delinquere, abuso d’ufficio, evasione fiscale, corruzione, falso, truffa e disastro ambientale i reati complessivamente ed a vario titolo contestati nell’ambito dell’intera inchiesta che è venuta alla luce in tre diverse tranches, la prima delle quali risale all’agosto del 2011 quando la Guardia di finanza sequestrò beni per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro, la seconda al 14 ottobre seguente, quando i Carabinieri del Noe hanno sequestrato la discarica di rifiuti di Alli, e la terza al 17 novembre, quando un provvedimento cautelare fu eseguito a carico di sette persone – tutte della società «Enertech», due delle quali finite in carcere, tre ai domiciliari, due sottoposte all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. 

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