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CATANZARO – La Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini per 11 persone, tra medici, infermieri ed ostetriche del reparto di Ginecologia dell’ospedale del capoluogo calabrese. Il pm Carlo Villani ha emesso l’avviso di conclusione indagini in cui si ipotizzano i reati di abbandono di incapaci, lesioni e omissioni in atti d’ufficio. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero lasciato in condizioni di abbandono su una barella per tre giorni una paziente prima e dopo l’aborto. Secondo la ricostruzione dell’accusa e della stessa vittima i medici le consigliarono subito l’aborto terapeutico. Ma medici, infermieri e ostetriche, invece, per due lunghi giorni, non l’avrebbero degnata neanche di uno sguardo. Così come aveva denunciato la stessa donna nell’immediatezza di quella terribile esperienza e come sostiene il sostituto procuratore, Carlo Villani. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 17 e il 20 marzo del 2010. Stando alla ricostruzione accusatoria formulata dal magistrato, sulla base degli accertamenti portati avanti dagli ispettori del Nisa, la presunta vittima si sarebbe ricoverata in ospedale il 17 marzo del 2010 per sottoporsi all’interruzione volontaria di gravidanza. Quindi, sottoposta al trattamento per oltre venti ore, nonostante lo stesso non avesse portato ad alcun esito, la donna non sarebbe stata visitata da alcun medico, ostetrica o infermiere, così come nulla fecero i sanitari presenti il giorno successivo in reparto. «Suoni quando lo espelle», fu l’unica frase gettata lì da una infermiera nell’uscire dalla stanza e chiudersi la porta dietro le spalle. Fino a quando, sottoposta nuovamente al trattamento, intorno alle 18 del 19 marzo iniziò il travaglio che, solo grazie all’aiuto di altre pazienti ricoverate in reparto, portò la donna ad espellere il feto in un pannolino. «Senza alcuna dignità», urlò la giovane donna, nel denunciare l’Azienda ospedaliera, che, da parte sua, si difese parlando di «evento imprevedibile». Tesi, rigettata con rabbia dlla donna la cui denuncia è stata raccolta dal sostituto procuratore, Carlo Villani, determinato ad andare fino in fondo per far luce sulla vicenda.
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