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SONO 136 gli edifici sgomberati dopo la scossa di magnitudo 5 che nella notte di venerdì 26 ottobre ha colpito l’area del Pollino. A restare fuori casa 74 nuclei familiari per un totale di 150 persone. E proprio nel giorno in cui viene reso noto il bilancio finale dei monitoraggi, il capo della Protezione civile, in un’intervista rilasciata a Tgcom 24 spiega che per i comuni coinvolti «ci sono due questioni importanti che non hanno a che fare con lo stato di emergenza. Parliamo del ristoro dei danni, che è un tema da affrontare, e inoltre c’è il problema della prevenzione strutturale: servono investimenti per mettere in sicurezza il territorio». Secondo Gabrielli, per far fronte alle conseguenza delle scosse, la via d’uscita è imporre un’assicurazione obbligatoria sugli edifici: il capo della Protezione civile si è detto «un grande fautore» di questa soluzione. 

IL NODO EDIFICI – «Al di là delle polemiche sulle possibili previsioni del terremoto – afferma Gabrielli – l’unico antidoto è che le case siano fatte a regole d’arte. Basterebbe costruire in maniera corretta e si otterrebbero risultati importanti per la salvaguardia delle vite umane». In Emilia, ha aggiunto, «ci siamo trovati ad operare in un a zona molto attrezzata. Per altro abbiamo dovuto operare a cavallo di una riforma. Siamo partiti col decreto legge 59 emanato pochi giorni prima delle scosse. Il 12 luglio invece abbiamo avuto un’altra legge che ha convertito il decreto legge. Detto ciò, con qualche salto mortale e per gli strumenti dati io reputo il risultato soddisfacente». 

Quanto ai limiti culturali nella conoscenza del territorio e dei rischi, «dobbiamo passare dalla cultura del fatalismo alla consapevolezza»: «Nella vicenda aquilana – dice – la stragrande maggioranza delle vittime è dovuta al collasso degli edifici: il tema non è il danno che si produce all’edificio, ma il poter stare in edifici che permettono di superare l’evento sismico». 

A CASA DI AMICI E PARENTI – In attesa di concretizzare gli auspici di Gabrielli, coloro che sul Pollino vivevano in case che non hanno retto alla scossa hanno trovato ospitalità da parenti e amici o in seconde case di proprietà. Dal monitoraggio è risultato che la prima soluzione è stata scelta addirittura da 125 dei 150 sfollati. La maggior parte delle famiglie colpite dal sisma sono di Mormanno (55 nuclei familiari). Altre 8 sono di Laino Borgo, 3 di Morano, 4 di Laino Castello, 2 di Altomonte. Due persone sono rimaste senza tetto anche ad Acquaformosa. Chiusi anche 13 dei 14 luoghi di culto ispezionati: si tratta di una chiesa a San Basile, due a Papasidero, due a Morano, una a Castrovillari, una ad Altomonte e sei a Mormanno. Dalla verifica sono risultati non fruibili anche un bar, un rivenditore di tabacchi e tre negozi di alimentari a Mormanno.

CONTINUANO LE SCOSSE – Ma la terra intanto continua a tremare. Nella giornata di domenica, sono state quattro le scosse di terremoto registrate nell’area del Pollino, tra la Calabria e la Basilicata.   La prima è stata segnalata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia alle 00:40, con magnitudo 2.5; alle 13:12 un’altra scossa di 2.4, seguita alle 15:31 da una di 2.2. La più forte, di magnitudo 2.7, è stata quella registrata alle 17:25.  E una scossa alle 0.12 è arrivata anche in Sila, con epicentro San Giovanni in Fiore: aveva magnitudo 2.5.

Redazione web

 

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