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REGGIO CALABRIA – Il Governo deve dichiarare lo stato di emergenza. E’ questa la richiesta che arriva dalla riunione del Consiglio regionale in corso a Reggio Calabria. Il Consiglio regionale ha votato un documento unitario sottoscritto sia dai gruppi di maggioranza che di opposizione con cui si impegna «la Giunta regionale ad intraprendere ogni opportuna e necessaria iniziativa per alleviare le sofferenze e i disagi delle popolazioni colpite dal sisma».
IL DOCUMENTO APPROVATO. Nell’ordine del giorno, inoltre, si chiede un confronto con il Governo e con il Dipartimento di Protezione civile affinchè «sia considerata l’opportunità di dichiarare lo stato di emergenza e perchè sia comunque garantita e adottata ogni utile ed opportuna misura di intervento a sostegno delle stesse popolazioni e degli enti locali impegnati in prima fila sul fronte dell’emergenza». Inoltre, con l’ordine del giorno, si chiede che «l’eventuale predisposizione di un’ordinanza di protezione civile, a valle della dichiarazione di stato di emergenza, dovrà prevedere la redazione di un piano di previsione e prevenzione della vulnerabilità sismica del patrimonio pubblico e privato dell’intera area, e la realizzazione di un conseguente piano straordinario di interventi strutturali per la riduzione del rischio e la messa in sicurezza degli immobili, a salvaguardia dell’incolumità delle popolazioni e per la ripresa delle normali attività».
GLI INTERVENTI. «Noi abbiamo fatto il nostro dovere, riconosciuto anche dal Prefetto Gabrielli. Il nostro impegno c’è stato. Ma bisogna considerare che le risorse della Regione sono veramente esigue. Se non avremo il sostegno del Governo rischiamo di avere problemi molto seri. È vero che non ci sono stati morti o feriti, ma questo non esime il Governo a guardare alle esigenze di questo territorio, così come è stato fatto nelle altre parti del paese». Lo ha detto il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti intervenendo in Consiglio regionale che ha iniziato i propri lavori dedicandoli al terremoto che ha colpito il Pollino. L’Aula si sta determinando ora per un Ordine del giorno unitario rispetto ai due depositati al banco della Presidenza. Uno è stato presentato dai consiglieri Carlo Guccione, Alfonso Dattolo e Fausto Orsomarso e l’altro da Mario Maiolo. In quest’ultimo si sottolinea che «vista la gravità della situazione che si configura ampiamente con caratteristiche di emergenza che per estensione e criticità non può che coinvolgere l’interesse nazionale, chiediamo alla Giunta regionale di impegnarsi a formalizzare al Governo e alla Protezione civile nazionale, la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza rispetto al rischio sismico. Chiediamo, inoltre, la predisposizione di una Ordinanza che, con gli strumenti propri dell’emergenza, preveda la redazione di un Piano di previsione e prevenzione della vulnerabilità sismica del patrimonio pubblico e privato dell’intera area, e la realizzazione di un conseguente Piano straordinario di interventi strutturali per la riduzione del rischio e la messa insicurezza degli immobili, a salvaguardia della incolumità delle popolazioni e per la ripresa delle normali attività». Un primo bilancio dei danni e delle situazioni esistenti è stato fatto dal sottosegretario alla Protezione civile Franco Torchia che ha informato sugli interventi messi in atto dalla Protezione civile regionale per fare fronte ai disagi e consentire la messa in sicurezza della popolazione. Torchia ha anche fatto una prima stima dei danni ai beni immobile ed al territorio, stimando un 35% di edifici danneggiati. La richiesta comune venuta dagli interventi di Alfonso Dattolo (Udc), Mario Maiolo, Carlo Guccione (Pd) e Gianluca Gallo (Udc) è stata quella di chiedere alla Giunta una sollecitazione al Governo perchè decreti lo stato di emergenza. Mentre Rosario Francesco Antonio Mirabelli (Progetto Democratico) e Nicola Adamo (Misto), hanno chiesto precisazioni sullo stato della verifica sulla stabilità degli istituti pubblici e delle abitazioni private e più in particolare sullo stato di agibilità dell’ospedale di Mormanno.
Scopelliti, quindi, nel suo intervento ha sottolineato che «è importante oggi trovare il modo di approvare un documento unitario da inviare al Governo» ed ha manifestato le sue preoccupazioni per quelle che ha definito «le espressioni del Prefetto Gabrielli, responsabile del dipartimento della Protezione civile nazionale che ha dichiarato l’inesistenza delle condizioni per proclamare in Calabria lo stato di emergenza. «Una cosa – ha detto Scopelliti – è l’emergenza, un’altra è garantire alle famiglie colpite di tornare nelle loro case, se è vero che almeno un terzo degli edifici privati risulta danneggiato. Questo non autorizza il Governo a lavarsi le mani sulla Calabria. C’è un danno rilevante ed è necessario che qualcuno se ne preoccupi. E noi dobbiamo far sentire forte la nostra voce». Il Presidente del Consiglio regionale Franco Talarico ha quindi invitato i consiglieri firmatari dei due documenti a coordinarsi per arrivare ad un documento unitario. «Linea comune» sulla quale si è detto d’accordo il capogruppo Pd Sandro Principe suggerendo, oltre che attivare l’azione del Governo di allargare i termini di un precedente provvedimento per estendere gli interventi all’adeguamento antisismico degli edifici e al ripristino delle abitazioni private. Principe ha poi suggerito anche una rimodulazione di una parte del Fers del Por Calabria per il ripristino del territorio danneggiato e la prevenzione antisismica.
IN PARLAMENTO. Trentasette senatori, primo firmatario Antonio Gentile (con i calabresi Franco Bevilacqua, Vincenzo Speziali, Giuseppe Valentino e Giovanbattista Caligiuri) hanno chiesto, in una mozione urgente, al Governo di dichiarare «lo stato di calamità naturale per le aree della Provincia di Cosenza, colpite dal recente terremoto». I senatori chiedono al governo di «intervenire con tempestività per venire incontro alle necessità di una popolazione che si sente abbandonata dalle istituzioni e che vive con terrore la quotidianità, prevedendo supporto psicologico ed economico, ed ispezionando le lesioni già procurate dal sisma. È indispensabile che sin da questa settimana il governo Monti dichiari lo stato di calamità con tutti i procedimenti conseguenziali annessi, per dare una svolta alla politica di supporto verso le popolazioni vittime del terremoto che,in un solo anno,hanno dovuto sopportare oltre 400 scosse».
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