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COSENZA – «Mettere in sicurezza le abitazioni, le scuole, gli ospedali. È una situazione tutta italiana quella dell’edilizia scolastica, dove la metà degli edifici non ha ancora il certificato di agibilità. È tutta italiana la situazione del patrimonio storico, architettonico ed archeologico, che vede siti straordinari in una situazione di costante criticità geomorfologica. È tutta italiana la situazione generale di un Paese in evidente declino culturale. L’Italia è un Paese sismico dove il tema centrale deve essere quello della prevenzione. Sappiamo che i terremoti ci sono e ci saranno sempre. Il terremoto non lo si può prevedere ma lo si può prevenire». Lo ha affermato Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi intervenendo sul rischio sismico, a poche ore dalle scosse avvertite in Calabria e Basilicata. «Il territorio calabrese è tutto ad alto rischio sismico. L’elevata sismicità, conseguenza delle dinamiche geologiche evolutive che lo caratterizzano – ha affermato Arcangelo Francesco Violo, Presidente dei Geologi della Calabria – e le attuali condizioni di elevata vulnerabilità del patrimonio edilizio, rappresentano i principali fattori che rendono così elevato il rischio sismico in Calabria. Pertanto, la popolazione calabrese, purtroppo, deve imparare a convivere con questo fenomeno e deve essere sempre pronta come se una forte scossa dovesse verificarsi da un momento all’altro. Bisogna avere sempre la piena consapevolezza di vivere su un territorio ad elevato rischio sismico ed ognuno di noi deve conoscere i corretti comportamenti di autoprotezione da adottare. A tal fine, è necessaria una serrata attività di pianificazione e di informazione della popolazione, di formazione del volontariato, di adeguamento ed aggiornamento dei piani comunali di protezione civile con la ricognizione degli edifici strategici e pubblici, verificandone l’idoneità strutturale e delle vie di accesso. Va verificata, in particolare, l’idoneità delle sedi dei centri operativi comunali e quella dei centri operativi misti, delle aree di attesa, ammassamento dei soccorsi e soccorritori, e di ricovero della popolazione, nonchè le vie di fuga della popolazione in sicurezza. Andrà monitorata tutta la rete infrastrutturale tenendo conto che l’area interessata dal sisma è caratterizzata anche da un elevato rischio da frana. L’unica prevenzione possibile consiste, quindi, nella mappatura dettagliata e puntuale del rischio, nei piani di emergenza, nell’educazione della popolazione e nella riduzione della vulnerabilità sismica di edifici pubblici e privati. L’Ordine dei Geologi della Calabria sta attuando una iniziativa di carattere professionale e sociale – ha concluso Violo – nell’ambito di un accordo di collaborazione del Consiglio Nazionale dei Geologi con il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, finalizzato proprio ad incentivare forme di collaborazione per il raggiungimento degli obiettivi di comune interesse nel campo della previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi naturali, predisponendo un elenco di geologi disponibili ad operare in ambito di protezione civile con attività di volontariato per emergenze di tipo «C» di cui all’art. 2 L 225/92». Sempre sulla sicurezza intervengono gli architetti attraverso il loro ordine nazionale che mentre esprimono «solidarietà alle popolazioni calabresi colpite dal sisma», sottolineano «che ci troviamo di fronte ad un evento che causa, oltre a lutti e sofferenze, danni al patrimonio edilizio pubblico e privato, a causa della totale assenza di ogni iniziativa di manutenzione e di prevenzione». «Se nel nostro Paese – continua – si decidesse finalmente di mettere da parte i faraonici investimenti nelle grandi opere e nelle infrastrutture e si destinassero, al contrario, le poche risorse disponibili per la cura ed il mantenimento degli edifici pubblici e privati, non saremmo anche oggi a fare il computo dei danni». «Grave inoltre – continua ancora – appare il fatto che, paradossalmente, proprio i luoghi come le scuole e gli ospedali che dovrebbero essere «luoghi sicuri e protetti» sono invece quelli a più alto rischio e che più di altri risentono della mancanza di ogni intervento. Paradossale è anche che nel nostro Paese si inneschi un’assurda caccia alle streghe nei confronti della comunità scientifica che non ha saputo prevedere i terremoti e non si faccia invece, molto più semplicemente, un serio e quotidiano sforzo di messa in sicurezza del territorio e del patrimonio immobiliare nazionale. Ecco perchè – conclude – ancora una volta ribadiamo con forza quanto sia indispensabile un impegno collettivo volto a costruire una coscienza della prevenzione e della sicurezza».
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