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PIZZO CALABRO (Vibo Valentia) – Tre membri dell’equipaggio della ‘Costa Concordia’, naufragata il 13 gennaio scorso all’Isola del Giglio, hanno citato in giudizio la società Costa chiedendo un risarcimento danni per oltre 3 milioni di euro. Lo hanno reso noto gli avvocati del foro di Bari Davide Romano e Claudio D’Amato, legali dei tre, il ‘maitre’ Carmelo Onorini, lo chef Leonardo Colombo ed il tecnico di macchina, Raffaele Monteleone, tutti di Pizzo Calabro, che hanno ribadito che i loro assistiti hanno accettato la somma di circa 10mila euro pagata a tutti i dipendenti scampati al naugrafio con il vincolo «di poter lavorare nella società Costa per il futuro esclusivamente nel caso di firma dell’accordo, ovvero approfittando di chi avesse necessità di far fronte alle prime incombenze con quelle irrisosrie cifre di risarcimento».
«Abbiamo navigato per oltre 40 anni, ma ormai abbiamo il terrore di poter salire su una nave. Quello che abbiamo provato è inspiegabile- ha detto Carmelo Onorini, e certe notti sogno una nave che si rovescia, lasciandomi all’interno di essa, che lentamente affonda, portandomi con sè». «La scelta dei nostri assistiti apre un nuovo scenario processuale -ha detto l’avv. Romano- anche nelle indagini che si stanno svolgendo presso la Procura di Grosseto. L’esigenza è quella di di individuare tutte le cause dell’incidente, senza tralasciare qielle necessarie concause tecniche, ambientali e di sistema, che determinano l’efettivo verificarsi di un disastro della navigazione. «L’errore umano, come quello del comandante, è un fatto necessariamente ripetibile e pertanto ciò che può evitare il realizzarsi di un evento tragico come quello della Concordia è l’eliminazione delle cause strumentali, ambientali e di sistema che hanno creato l’incidente». I legali chiedono se «tra le cause del naufragio possano esserci ragioni strumentali: perchè la Capitaneria di Porto di Livorno non ha visto la Concordia andare contro gli scogli e non l’ha fermata? Perchè il comandante Schettino non ha avuto alcun allerta dai sonar di bordo? Perchè in quell’area dell’Isola del Giglio si sono verificati tanti incidenti, quasi inspiegabili, tutti con cambio di rotta rispetto a quella prevista, del volo e della navigazione, senza che i rilevatori elettronici provvedessero a segnalare gli ostacoli?». Per gli avvocati Romano e D’Amato, che si chiedono se non si tratti di un nuovo ‘Triangolo delle Bermudè è evidente che un accertamento tecnico in quell’area sia necessario per appurare l’esatto funzionamento degli strumenti di bordo e di Capitaneria e «solo questo potrà evitare per il futuro concause scatenanti eventi infasusti come l’affondamento della Costa Concordia».
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