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REGGIO CALABRIA – Un ordigno rudimentale è stato fatto esplodere la scorsa notte davanti all’abitazione del 52enne sindacalista Fials Bruno Ferraro, attuale segretario generale Calabria della «Federazione autonomie italiane e sanità» nonchè ex consigliere comunale di Reggio Calabria, eletto nel Pdl nella legislatura precedente all’amministrazione Arena, sciolta qualche giorno fa dal Consiglio dei ministri per «contiguità» con la ‘ndrangheta. L’esplosione è avvenuta intorno alla mezzanotte, in via Cartisano II, nel quartiere di Pellaro, alla periferia sud di Reggio Calabria. L’ordigno è stato piazzato all’esterno di una villetta bifamiliare, precisamente davanti a un cancello di ferro installato a protezione di due portoncini esterni superati i quali si accede al giardino, quindi al portone di ingresso delle due abitazioni in cui è suddiviso l’immobile dove risiede Ferraro. L’altra metà della villetta è occupata dalla famiglia di un informatore scientifico. Al momento dell’esplosione il cancello in ferro era chiuso. La famiglia Ferraro non utilizza quasi mai quel portone, ma abitualmente fa rientro a casa utilizzando l’entrata del garage, posto su un altro lato della villetta. L’ordigno non ha provocato feriti, ma solo alcuni danni: il citofono e una plafoniera distrutti, il cancello annerito così come alcune larghe porzioni di muro. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Squadra Volante (diretta dal commissario capo Giuseppe Giliberti), che hanno circoscritto l’area con il nastro segnaletico, permettendo l’opera di messa in sicurezza ai vigili del fuoco. Il lavoro certosino dell’artificiere del Nucleo antisabotaggio del XII Reparto Mobile (diretto dal vice questore aggiunto Gregorio Marchese), e degli specialisti del Gabinetto regionale di Polizia Scientifica (diretto dal vice questore aggiunto Dietro Trotta), ha permesso di risalire alla natura dell’ordigno. La bomba è stata confezionata modellando artigianalmente un tubo di metallo, stesso materiale utilizzato per la base e per il tappo con filettatura alla cui sommità è stato praticato un foro per permettere il passaggio di una piccola miccia. L’ordigno quasi certamente era composto da una discreta quantità, si ritiene circa un chilogrammo, di esplosivo a basso potenziale e, probabilmente, anche da liquido infiammabile. La fiammata provocata dall’esplosione, infatti, ha annerito il cancello e la tettoia in muratura posta almeno a 3 metri d’altezza dal suolo. La strada in cui è avvenuta l’esplosione è una piccola arteria non asfaltata larga a sufficienza da permettere il passaggio di un solo automezzo. L’ordigno, che gli investigatori ritengono sia stato fatto esplodere a solo scopo intimidatorio, in ragione del materiale metallico con cui era stato confezionato, e della quantità di esplosivo a basso potenziale, avrebbe potuto uccidere chi si fosse trovato a passare di lì al momento dello scoppio.
«Reggio è diventata una città invivibile» è il commento a caldo rilasciato la scorsa notte all’Agi da Ferraro. «Non ho idea di chi possa essere stato, e non saprei nemmeno comprendere se davvero possa essere io l’obiettivo di questa intimidazione – ha aggiunto Ferraro – non ho avuto nessuno screzio e non ho ricevuto alcuna minaccia. D’altronde non sono più in politica, dopo l’ultima esperienza in consiglio comunale mi sono allontanato dalla politica per continuare a dedicarmi all’attività sindacale». Ferraro è stato consigliere comunale eletto nel Pdl nell’ultima legislatura che ha visto sindaco Giuseppe Scopelliti, terminata con l’elezione di Scopelliti a presidente della Regione Calabria. Alle spalle un’attività di lungo corso da sindacalista, oggi Bruno Ferraro è segretario regionale della Fials (Federazione autonomie italiane e sanità). «Anche in ragione della mia attività sindacale – ha affermato ancora Ferraro – non saprei trovare una ragione per vedermi destinatario di un atto intimidatorio. Mi sto occupando della vertenza dei precari della sanità, e tutti loro sanno che sto operando per difenderli. All’ultima assemblea a cui ho partecipato ho raccolto i loro applausi. Del resto – ha concluso – sono nel sindacato da più di 35 anni e non mi è mai successa una cosa simile».
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