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REGGIO CALABRIA – «Il mio onore non può essere scalfito, non sono la genesi della ‘ndrangheta e non è la mia amministrazione ad avere generato la ‘ndrangheta». Lo ha detto il sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, nel corso della conferenza stampa che sta tenendo in una sala del Consiglio regionale in seguito allo scioglimento del Comune deciso dal governo per infiltrazioni mafiose.
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«Io ho governato questa città per sei mesi – tiene a sottolineare il primo cittadino ormai decaduto -. Tutto quello che è successo da gennaio in poi non è la mia gestione». Secondo Arena, infatti, «la Commissione d’accesso di fatto ha inibito me e l’Amministrazione da adottare provvedimenti per la città».
I fatti contestati dalla commissione d’accesso, in realtà, risalgono di certo a periodi precedenti all’insediamento degli ispettori, avvenuto a gennaio. Ma Arena incalza: «Dopo il declino d’immagine della città degli ultimi due anni seguito alla stagione straordinaria vissuta negli anni precedenti, adesso ero il sindaco di un Comune sotto accesso. Mi è saltato anche un appuntamento alla Corte dei conti per presentare una relazione sui conti perchè, mi è stato detto, che ero il sindaco di una città chiacchierata e che dovevo mandare tutto per iscritto con la massima formalità».
In sala è presente il governatore Giuseppe Scopelliti, predecessore di Arena a capo dell’amministrazione reggina. Arena lo ha citato più volte e ad un certo punto ha detto: «qualcuno mi ha detto “Scopelliti ha scaricato su di te le proprie responsabilità”. Questo non va bene perchè in una città che vive già dramma e fibrillazioni, affermazioni del genere potrebbero portare a contrapposizioni che non giovano alla città».
Tornando poi alla decisione di commissariare la città, Arena contesta la decisione del governo: «E’ una situazione – ha commentato – con cui bisogna fare i conti. Non credo che il commissariamento possa portare effetti. Forse può servire a commissariare il clima, come il governo tecnico a livello nazionale per interrompere un conflitto politico su tutto. Però la Commissione d’accesso per mafia è un’altra cosa. Se si voleva intervenire c’erano strade diverse».
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