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UN anno di fuoco il 2012. Sono più di ottomila gli incendi boschivi che hanno colpito l’Italia da gennaio a settembre: 97mila gli ettari di superficie bruciata (46mila boschi). Rispetto allo stesso periodo del 2011 si registra un aumento del 30% nel numero dei roghi e di ben il 158% per la superficie percorsa dalle fiamme. Questo il bilancio della campagna antincendio boschivo 2012 registrato dal Corpo forestale dello Stato.
Il 2012, rileva il Cfs, può essere paragonato al 2007 per la gravità e l’elevato numero di incendi. Le maggiori criticità sono state registrate in Calabria, con 1.300 incendi, in Campania con 1.200, mentre la superficie percorsa dal fuoco nella sola Sicilia rappresenta quasi il 50% del dato complessivo nazionale. Seguono Sardegna, Puglia, Toscana e Lazio. Le particolari condizioni climatiche che hanno caratterizzato il 2012, segnala il Corpo forestale, hanno sicuramente inciso in modo significativo, provocando un forte aumento dei parametri predisponenti la possibilità di propagazione degli incendi boschivi, anche nel periodo invernale. A giugno si sono susseguite una serie di ondate di calore su tutte le regioni che hanno portato un significativo abbassamento dell’umidità nella vegetazione che, abbinato alle alte temperature ed alla presenza di venti, ha facilitato l’espandersi degli incendi. Al di là dei fattori meteorologici, sottolinea poi il corpo, dietro agli incendi c’è sempre la mano dell’uomo.
Più della metà degli incendi boschivi ha infatti origine dolosa. Disagi sociali, interessi criminali o personali sono spesso il movente di questi atti criminali contro l’ambiente. Questa estate il personale del Nucleo investigativo antincendio boschivo (Niab) del Cfs ha arrestato, in flagranza di reato, 15 persone, mentre 418 sono state denunciate a piede libero per il reato di incendio boschivo. C’è poi l’elevatissimo numero di incendi di origine colposa che nascono da cattive pratiche selvicolturali, agricole e pastorali legate a tradizioni ed usi antichi, che spesso, in contrasto con le vigenti normative, troppe volte diventano una grossa minaccia per il patrimonio ambientale, che va in fumo.
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