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LOCRI – I giudici del collegio del Tribunale di Locri presieduti da Alfredo Sicuro hanno condannato la deputata del Pd, Maria Grazia Laganà a due anni di carcere, nell’ambito del processo sulla truffa all’ex Azienda sanitaria di Locri. La pena è stata sospesa. L’indagine fu avviata nel 2006 dalla Guardia di Finanza sulla base della relazione del Prefetto Basilone, nominato commissario all’Asl di Locri dopo lo scioglimento dell’Azienda disposto all’indomani dell’omicidio del vice presidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, ucciso nell’ottobre del 2005, e marito di Maria Grazia Laganà. La parlamentare era imputata in qualità di ex vice direttore sanitario dell’Azienda sanitaria di Locri per una presunta truffa compiuta nell’estate 2005 ai danni dell’ente per forniture di materiale. 

Condanne sono state pronunciate anche per Pasquale Rappoccio e Maurizio Marchese, entrambi a un anno e quattro mesi. Sono stati, invece, assolti, per il funzionario amministrativo Nunzio Papa e per la dottoressa del pronto soccorso Albina Micheletti. 

Il pubblico ministero Giuseppe Adornato aveva chiesto tre anni di carcere per l’onorevole del Partito Democratico Maria Grazia Laganà e 2 anni per Pasquale Rappoccio e Maurizio Marchese. Aveva invece chiesto l’ assoluzione per Nunzio Papa e Albina Micheletti. 

LA DIFESA. «Le accuse che mi sono state rivolte non sono vere». Lo aveva detto la deputata del Pd Maria Grazia Laganà, facendo dichiarazioni spontanee ai giudici del Tribunale di Locri, prima della sentenza di condanna. La deputata aveva sostenuto, in particolare, che non sono vere le accuse mosse nei suoi confronti dall’ex dirigente sanitaria dell’ospedale di Locri, Albina Micheletti, che ha riferito in aula di essere stata chiamata, nell’estate del 2005, dalla Laganà alla presenza di Fortugno, per parlarle di una fornitura per il pronto soccorso. La teste aveva anche detto che una volta constatata la quantità del materiale aveva fatto denuncia.   «Non sono vere – ha detto stamani la Laganà – le accuse della Micheletti. Non l’ho costretta a fare quell’ordinativo. Io e mio marito non abbiamo mai avuto rapporti con lei nè sul piano personale nè su quello professionale. E non abbiamo avuto rapporti neanche con Pasquale Rappoccio che tra l’altro è di una parte politica distante dalla mia». Rappoccio è l’ex titolare della Medinex, la ditta fornitrice di materiale sanitario che avrebbe beneficiato degli appalti illeciti, ed è anche lui imputato nel processo.     

La deputata del Pd ha quindi parlato del marito per dire che “ha sempre pagato per gli alberghi nei quali alloggiava in occasione di convegni o di manifestazioni e come primario del pronto soccorso era una persona costante e seria sul lavoro. Come medico e come politico è stato anche autore di una serie di denunce sulla gestione della Asl di Locri che poi sono finite nel nulla». 

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