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CATANZARO – Dopo una lunga scia di morti nell’angolo di Calabria a cavallo tra le province di Reggio, Catanzaro e Vibo Valentia è scattata stanotte un’operazione della polizia contro persone coinvolte in quella che è stata definita la «faida dei boschi». Il blitz che ha condotto all’arresto di dieci persone ritenute responsabili di associazione mafiosa e di traffico illegale di sostanze stupefacenti. I provvedimenti sono stati eseguiti nei confronti di appartenenti alla cosca denominata «Ariola», attiva nei comuni delle Serre Vibonesi, e con canali di approvvigionamento dello stupefacente in Olanda ed Albania.
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IL PENTITO DIETRO GLI ARRESTI – Al centro dell’inchiesta, denominata «Light in the woods 2», il sodalizio criminale guidato da Bruno Emanuele, coinvolto in quella che è stata definita la «faida dei boschi» che ha interessato i territori delle Serre a cavallo tra le province di Vibo Valentia, Reggio Calabria e Catanzaro. Le indagini seguono quelle già avviate con la prima operazione dello scorso mese di gennaio, a cui era stato dato lo stesso nome, che aveva portato in carcere trenta persone. I nuovi elementi raccolti, però, hanno permesso di completare il quadro, anche grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Forastefano, che ha permesso di chiarire i contorni del duplice omicidio Loielo, già contestato in passato a Bruno Emanuele, ritenuto l’esecutore materiale e arrestato il 25 maggio 2011. Ora il concorso nell’omicidio è stato contestato a Gaetano Emanuele, Franco Idà e Vincenzo Bartone.
IN VIAGGIO CON LA DROGA – Per quanto riguarda il traffico di droga, invece, il periodo interessato dall’attività della Mobile è compreso tra il 2001 e il 2003, quando la droga sarebbe arrivata dall’Albania e dall’Olanda, con il gruppo criminale capace di espandere i propri interessi dello spaccio anche fuori dalla regione. Alle persone interessate dal provvedimento cautelare è stato anche contestata l’associazione per delinquere, grazie anche ai sequestri di droga effettuati negli anni. Si tratta, in particolare, di 540 chilogrammi di marijuana sequestrati a Brindisi nel 2003 a Franco Idà; 105 chilogrammi dello stesso stupefacente individuati ad aprile del 2003, ad Aversa (Caserta), a Bruno Emanuele; il sequestro di 1.200 piante di marijuana avvenuto nello stesso anno, a Pizzoni, nel vibonese, a carico di Gaetano Emanuele.
IL CLAN DI GEROCARNE – Il primo troncone delle indagini, concluso con gli arresti dello scorso mese di gennaio, aveva permesso di fare luce su una presunta associazione per delinquere facente capo al locale di ‘ndrangheta «Ariola di Gerocarne», in provincia di Vibo Valentia, muovendo le contestazioni, a vario titolo, di omicidio, tentato omicidio, danneggiamento, estorsioni, in materia di armi ed esplosivi, turbativa di pubblici incanti e voto di scambio. Quest’ultimo reato era riferito alle elezioni amministrative del Comune di Gerocarne che si erano tenute nel 2005.
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