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COSENZA – «Mi ritrovavo davanti questa persona, preciso a distanza di meno di un metro, mi fissava negli occhi, aveva un’espressione che quasi lasciava trasparire che era obbligato ad uccidermi sebbene io non c’entrassi nulla; lo riconoscevo dallo sguardo che, ribadisco potevo vedere in quanto non coperto dalla calza di nylon e in quanto questa persona, ribadisco da distanza molto ravvicinata, mi fissava negli occhi». E’ uno dei passaggi più drammatici della testimonianza con la quale Silas De Marco, il giovane ferito ma scampato alla strage di San Lorenzo del Vallo dopo essersi fatto credere morto, ha raccontato l’irruzione dei due killer nella sua casa e l’omicidio brutale di sua madre Rosellina Indrieri e di sua sorella Barbara, quest’ultima colpita mentre cercava di fuggire sul balcone. Riferì che uno gli sparò contro con una pistola e che poi insieme al complice rincorsero la madre e la sorella, per ucciderle.
Il padre di Silas, Gaetano, quella sera del 16 febbraio 2011 è sopravvissuto solo perché era a terra ubriaco in un’altra stanza e i sicari non lo hanno visto. Ma la sua sentenza di morte è stata eseguita due mesi dopo, quando gli hanno scaricato addosso il caricatore di una pistola mentre era in auto. Proprio il fratello di Gaetano, Aldo, uccidendo il figlio del boss Franco Presta per una lite legata a motivi di parcheggio, aveva scatenato la vendetta.
Silas ha deciso di testimoniare. E il suo racconto – riportato in un lungo servizio a firma di Roberto Grandinetti sull’edizione cartacea di Cosenza del Quotidiano – ha permesso di inchiodare Domenico Scarola e Salvatore Francesco Scorza, da ieri in stato di fermo. Silas li ha indicati a forze dell’ordine e magistrati. E ha raccontato tutti i dettagli di quella sera: »Ho guardato l’orologio, erano circa le 20.00, stava per iniziare un telefilm della serie “Texas Rangers” su Rete 4, io ero seduto sul divano di fronte la porta d’ingresso, mia madre era seduta sulla mia destra su un altro divanetto, mia sorella guardava dalla finestra fuori… Poi ho sentito quattro colpi di arma da fuoco, sparati contro il portone d’ingresso…». Per la sua famiglia è stato l’inizio della fine.
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