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CATANZARO – Calci, pugni e testate contro la moglie e i quattro figli. Fino alle violenze sessuali prima nei confronti della moglie, poi sulla figlia che all’epoca dei fatti aveva meno di 14 anni. E’ una storia drammatica quella che ha portato in carcere un cittadino marocchino di 42 anni, K.E.C., residente da diversi anni a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro. Le accuse nei suoi confronti sono di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e violenza sessuale aggravata. Un personaggio molto noto in tutta la provincia, dal momento che svolge funzioni pubbliche di rappresentanza all’interno di un’organizzazione di categoria a difesa dei diritti degli extracomunitari.
Le indagini portate avanti dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, e coordinate dal sostituto procuratore Emanuela Costa, sono partite dalla denuncia delle vittime e hanno potuto contare su riscontri concreti, compreso gli accertamenti da parte di uno psicologo e la consulenza di una ginecologa. I fatti risalgono al 2011, quando la donna ha denunciato le vessazioni subite e le attenzioni rivolte dal marito anche nei confronti della figlia che non aveva ancora compiuto 14 anni.
Gli episodi ricostruiti dai carabinieri hanno evidenziato una violenza sessuale ai danni della moglie dell’uomo e diversi atti nei confronti della ragazzina, con il padre che avrebbe approfittato dell’assenza della madre. A questo si aggiungono diversi maltrattamenti, con le due donne che sarebbero state picchiate violentemente più volte, con calci pugni, testate e quant’altro.
Una condizione ripetuta nel tempo, anche quando la donna era in attesa dei quattro figli e, per questo, costretta a sottoporsi a delicate cure per non interrompere la gravidanza.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata disposta dal gip del tribunale di Catanzaro, Tiziana Macrì, e l’uomo è stato condotto oggi nel carcere di Siano di Catanzaro.
“L’arresto del cittadino marocchino – ha evidenziato il capitano Giovanni De Nuzzo, comandante della Compagnia di Sellia Marina – evidenzia come sia fondamentale la denuncia di simili vessazioni, presenti talvolta in contesti famigliari ritenuti “normali” e che all’esterno non destano sospetto. E’ importante che le donne vittime di violenza escano dal muro del silenzio e decidano di rivolgersi ai carabinieri per fare piena luce e punire i responsabili”.
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