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REGGIO CALABRIA – Il nome del sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Franco Mollace, è finito anche nell’inchiesta “Assenzio”, portata avanti dalla Dda di Regio Calabria, che ha puntato la propria attenzione sugli affari dell’ex consigliere comunale Dominique Suraci, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E’ l’indagato Giuseppe Crocè a definire il magistrato un “suo carissimo amico”. Al vaglio dei magistrati di Catanzaro è una registrazione all’interno degli uffici degli uffici della “Sgs Group”, attiva nel settore della grande distribuzione creata da Suraci e Crocè. La cimice dei carabinieri capta la conversazione in cui Crocè vanta la propria strettissima amicizia con il giudice Mollace. E’ il 24 giugno del 2008, quando, poco prima di mezzogiorno, Crocè commenta con alcune persone, tra cui la figlia Barbara, la produttività del personale “in particolare – scrivono gli investigatori riportando le affermazioni di Crocè – del figlio dell’autista del procuratore Mollace, il quale è stato direttamente lui a raccomandarlo, che non svolge minimamente il suo lavoro pur pagandolo con regolare busta paga da mille euro, che però gli costa duemilacinquecento euro al mese”. Il dipendente “raccomandato” da Mollace sarebbe diventato dunque un problema, perché, con il suo lassismo, sarebbe da cattivo esempio agli altri lavoratori spingendo uno degli interlocutori di Crocè a una considerazione “dicendo che considerato che non lavora – riportano i Carabinieri – se ne sta a casa e gli danno lo stesso lo stipendio”. E Crocè si dimostra d’accordo: “Anche per rispetto di quelli che prendono 700 euro e lavorano”. Una situazione esasperante, che, stando alle intercettazioni, Crocè avrebbe voluto sistemare chiamando il “suo carissimo amico” Franco Mollace, che avrebbe raccomandato l’assunzione del lavoratore lavativo.
La conversazione intercettata (ma non inserita nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Suraci e compagni) è stata depositata qualche giorno fa nell’ambito dell’udienza di fronte al Tribunale della Libertà, chiamato a decidere sulla situazione cautelare delle persone coinvolte nel blitz di inizio agosto.
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