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REGGIO CALABRIA – «Forse è giunto il momento, dopo la scossa di terremoto di questa notte vicino a Scilla, che il governo dei tecnici colga l’occasione per porre fine alla scandalosa “avventura” del ponte sullo Stretto di Messina, utilizzando gli 8,5 miliardi di euro previsti per la sua costruzione per l’adeguamento antisismico delle aree metropolitane di Reggio Calabria e Messina e la messa in sicurezza del territorio afflitto da un gravissimo dissesto idrogeologico, aggravato da un’estate di fuoco devastante». Lo dichiara, attraverso un documento, il WWF Italia.
«Il Governo in carica – si legge – dovrebbe avere il coraggio di porre in dubbio la stessa realizzabilità tecnica di un ponte sospeso di 3,3 chilometri di lunghezza, a doppio impalcato stradale e ferroviario (ad oggi non esistono ad unica campata con impalcato sia ferroviario che stradale ponti sospesi più lunghi di 1.118 metri: il Minami Bisan-Seto in Giappone) sorretto da torri alte circa 400 metri e sostenuto da oltre 5 chilometri di cavi di 1,2 metri di diametro, in una delle aree a più elevato rischio sismico del Mediterraneo, dove vi sono stati ben sei terremoti catastrofici (definiti Big One) in meno di 2 secoli. L’ultimo dei quali (1908) – ricorda iol Wwf – che distrusse Reggio Calabria e Messina, si ipotizza che fu di Magnitudo 7,1 Richter, la stessa che si è utilizzata come riferimento per la resistenza del ponte in caso di sisma, ma nessuno può sostenere che il prossimo non superi questa magnitudo. I terremoti sono imprevedibili: si può sapere il dove, ma non il quando e continuare a lasciare questo territorio privo di verifica sulla sicurezza in caso di sisma, senza intervenire laddove è necessario, foraggiando al contempo l’opera ponte che aggraverebbe anche la viabilità di fuga in caso di sisma, è da irresponsabili». Il WWF ricorda che «proprio a proposito della fattibilità dell’opera la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato nella Relazione allegata alla Delibera 24/2009/G del 29/12/2009 concernente gli «Esiti dei finanziamenti per il ponte sullo Stretto di Messina» segnalava nelle sue «Considerazioni conclusive» alle Amministrazioni coinvolte nel progetto che si dovesse procedere a una verifica sugli aspetti di fattibilità, che appaiono strettamente connessi – come evidente – anche allo sviluppo tecnologico conseguito al 2003 sino a oggi (?). La Corte – si legge – evidenzia che la fattibilità assume maggiore interesse, poichè il modello progettuale infrange ogni primato sinora esistente (lunghezza dell’impalcato, larghezza della sede stradale e ferroviaria, altezza elle torri e diametro dei cavi). Finora – conclude il Wwf – si sono sprecati 283 milioni di euro in inutili progettazioni: non è più il caso di avallare questi sprechi di Stato».
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