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REGGIO CALABRIA – Demetrio Naccari Carlizzi, da assessore regionale al bilancio in carica del Partito democratico, partecipò ad un incontro pre elettorale con gli uomini del boss Pasquale Condello. Quello della serata del primo marzo del 2010, a pochi giorni dalle regionali che si tennero il 28 e 29 marzo, per la squadra mobile di Reggio fu «un meeting politico-affaristico-mafioso con la partecipazione di esponenti politici di assoluto spessore nel panorama regionale, tra cui l’allora assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi». Da sottolineare che il politico del centrosinistra attualmente non risulta indagato. L’informativa della polizia fa parte dell’ordinanza dell’operazione “Infinito” della Dda di Milano contro la cosca Valle-Lampada che il primo dicembre 2011 portò in cella i presunti boss Giulio e Francesco Lampada, il magistrato reggino Vincenzo Giglio, il consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, l’avvocato Vincenzo Minasi e successivamente il gip del tribunale di Palmi, Giancarlo Giusti. La polizia di Reggio ha operato su disposizione del magistrato Ilda Boccassini che ha chiesto di approfondire le frequentazioni dei fratelli Lampada, reggini con radici a Milano, in Calabria.
In particolare Giulio Lampada, fratello di Francesco, ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano una sorta di “braccio politico-imprenditoriale” dei Valle, attivo nel settore delle slot machine e dei videopoker a Milano. Il legame tra i Valle e i Lampada sta anche nel fatto che Maria Valle, la giovane figlia del patriarca Francesco, è sposata con Francesco Lampada.
L’attività investigativa della squadra mobile è compresa nel periodo che va dal 15 febbraio al 14 marzo del 2010. «Tale attività ha consentito di identificare compiutamente numerosi personaggi – scrivono i poliziotti – soprattutto appartenenti ad ambienti politici, imprenditoriali, professionali ed istituzionali, oltre che criminali tout court, che, a vario titolo, con modalità e frequenze diversificate soggettivamente si sono rivelati legati ai suddetti (Giulio e Francesco Lampada, ndr) da rapporti di frequentazione e cointeressenza. Le attività suddette, intuibilmente, si sono avvalse di apparecchiature tecniche che hanno permesso di documentare con riprese video e fotografiche i numerosi incontri con personaggi di rilievo della “vita pubblica” di questa Regione. Tali attività, infine, si sono sviluppate parallelamente ed in reciproca interazione con le contestuali attività tecniche di intercettazione telefonica e ambientale disimpegnate dalla squadra mobile di Milano a carico dei germani Lampada, sì da garantire un più puntuale e tempestivo riscontro sul territorio». Tra le annotazioni che vengono inviate al magistrato Boccassini c’è l’incontro dell’allora assessore regionale della giunta di Agazio Loiero. Tutto parte da un sms. Nella notte tra l’1 e il 2 marzo 2010 Francesco Lampada invia un sms alla moglie comunicandole di essere a cena con l’assessore Naccari. A questo punto il Servizio Centrale Operativo (Sco) di Milano “intercetta” il messaggio e allerta la polizia di Reggio.
L’appuntamento è all’interno di un elegante manufatto, “su più livelli in stile hollywoodiano” scrive la polizia, di via Pozzicello, tra i quartieri Archi e Gallico. Il luogo del “meeting politico-affaristico-mafioso” è il domicilio di “zio Giacinto”, ovvero Giacinto Polimeni, zio dei fratelli Lampada, ritenuto legato alla potente cosca Condello, di cui i Lampada altro non sarebbero che un’espressione a Milano. Come emerge, infatti, dall’informativa esposta dal Colonnello dei Carabinieri, Valerio Giardina, nelle udienze del procedimento “Meta”, Giacinto Polimeni è l’uomo cui i Lampada si rivolgono per chiedere notizie circa l’arresto di Pasquale Condello, il “Supremo”, catturato dal Ros il 18 febbraio 2008. Polimeni, peraltro, è anche proprietario unico della Slot dello Stretto, la società che rappresenterebbe, a Reggio, il punto di contatto tra la famiglia Condello e i Lampada nella gestione delle slot machine. Strumenti del gioco d’azzardo che, sulla base di quanto illustrato da Giardina nella sua deposizione, venivano modificati e distribuiti in esercizi commerciali di Milano e dintorni, oltre che a Reggio. Alla Slot, inoltre, lavoravano Francesco e Domenico Condello, entrambi personaggi di spicco della famiglia Condello: «Giacinto Polimeni non può certo dirsi estraneo alle logiche mafiose che appartengono ai Lampada» scrive il gip di Milano Giuseppe Gennari. Nella serata del primo marzo, quindi, la polizia stila la lista degli invitati, con tanto di annotazione di numeri di targa dei veicoli, che a partire dalla 21 raggiungono l’abitazione di Polimeni. Sotto osservazione sono gli unici due accessi a via Pozzicello.
La prima autovettura a varcare l’ingresso alle ore 21.52, è quella di Maria Grazia Polimeni, cugina dei Lampada, colei che in una telefonata del 17 settembre del 2007 con Giulio Lampada parla degli interessi legati alla sala “Bingo” di Reggio.
«Dalla conversazione si comprende come la gestione del Bingo è riconducibile a Pasquale Condello» disse in aula il colonnello Giardina. A casa Polimeni giunge poi Andrea Carmelo Vazzana, il nipote del superboss Pasquale Condello, arrestato due mesi dopo quell’incontro nell’operazione “Meta”. Alle ore 22,10 è il turno dei fratelli Giulio e Francesco Lampada che varcano l’ingresso a bordo di un fuoristrada Land Rover. Mezz’ora dopo, alle 22.39, accanto all’autovettura dei Lampada è parcheggiata una Bmw X5. E’ dell’assessore regionale in carica Demetrio Naccari Carlizzi. E la polizia annota la sua presenza. Sono le ore 00.50 e sempre in via Pozzicello un uomo, non identificato, sale a bordo dell’autovettura di Naccari Carlizzi e si allontana dirigendosi in via Sant’Anna II tronco al civico 18. «In particolare – scrivono gli agenti della squadra mobile – l’autovettura entrava nei parcheggi sotterranei dello stabile tramite una rampa di accesso privata».
Alle ore 01.30 escono dall’abitazione i presunti boss Giulio e Francesco Lampada e si fermano a conversare in compagnia di alcune persone. Un quarto d’ora dopo un’altra persona esce dalla casa di Giacinto Polimeni e sale a bordo dell’autovettura dell’ex assessore di Bova Marina Alberto Fabio Familiari. E proprio quest’ultimo veicolo, alle ore 02.00, unitamente all’autovettura dei fratelli Lampada, raggiungeva l’hotel Excelsior. Poco dopo Familiari andava via. Nei pressi dell’albergo continuavano a conversare i fratelli Lampada e il medico Vincenzo Giglio, cugino dell’omonimo magistrato arrestato. Alle ore 02.30 Giulio Lampada entra nell’hotel, mentre il fratello Francesco si allontana in auto con Giglio, e ritorna presso la struttura alberghiera da solo alle ore 02.50.
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