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CATANZARO – Resta molto critica la situazione della depurazione in Calabria: su 24 campioni esaminati, 19 sono quelli fuori legge, con 16 punti risultati «fortemente inquinati» ed altri tre «inquinati», secondo quanto emerso dalla fotografia sulla qualità delle acque regionali scattata con il monitoraggio dei biologi di Goletta Verde di Legambiente. Dati che rispecchiano l’emergenza depurativa regionale, portata alcuni giorni fa alla ribalta dalla condanna della Commissione europea all’Italia per inadempienza sulla Direttiva n. 271 del 1991 relativa al trattamento dei reflui urbani che chiama in causa 18 comuni calabresi, dove quasi 530,000 abitanti sono vittime di una depurazione inadeguata o assente. La Calabria con appena il 49,9% della popolazione coperta da un servizio depurativo efficiente si colloca al penultimo posto della classifica delle regioni in Italia. E’ questo quanto evidenziato da Goletta Verde, la celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati.
L’istantanea regionale che si evince dai risultati delle analisi dell’equipe di biologi di Legambiente, è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa a bordo della Goletta Verde ormeggiata al porto di Roccella Ionica da Stefano Ciafani, Vice presidente nazionale di Legambiente, Mariacaterina Gattuso, Segreteria regionale Legambiente Calabria, e da Sabrina Santagati, Direttrice generale dell’Arpacal. Passando al setaccio foci di fiumi e torrenti ma anche spiagge segnalate dai cittadini attraverso il servizio SOS Goletta, i biologi di Legambiente hanno rilevato la presenza di situazioni critiche nella gran parte del territorio regionale. Si segnalano particolari problematiche nella provincia reggina dove ricadono ben 7 dei 16 punti risultati fortemente inquinati. A partire proprio dal territorio comunale di Reggio Calabria dove sono 3 i punti fortemente inquinati. Il primo, in località Pellaro presso lo scarico del depuratore Pellaro, dove al momento del prelievo erano presenti numerosi rifiuti ed un odore particolarmente sgradevole; nel secondo, in località Villaggio Sabbie Bianche, presso lo scarico delle fognature che confluisce nel torrente Menga, campionato alla foce del torrente che confluisce a mare, è stata evidenziato un forte inquinamento con la presenza di una «chiazza», marrone, putrescente, che interessa larga parte della spiaggia, ciò nonostante, il cartello che dovrebbe interdire la balneazione non è presente.
Nel terzo campionamento nel capoluogo, le analisi sul campione prelevato in località lido comunale, Via Giunchi, presso lo sbocco del torrente Caserta hanno dato risultati che non lasciano dubbi: le acque sono fortemente inquinate e i tecnici di Legambiente hanno evidenziato che anche qui il cartello di divieto di balneazione presente fino a due anni fa è attualmente divelto. Spostandosi nei comuni della provincia la situazione non migliora. Nel comune di San Ferdinando, presso la foce del fiume Mesima, le analisi eseguite indicano le acque come fortemente inquinate. Al momento del prelievo, si è riscontrato la presenza di plastica e di rifiuti di vario tipo oltre ad un forte odore sgradevole. Anche in questo caso, per quanto la balneazione sia interdetta, il relativo cartello è stato divelto pochi giorni dopo essere stato piantato e la spiaggia adiacente al punto in questione risulta essere ad alta frequentazione nonostante nel sito vengano lasciati a marcire cadaveri di animali (anche cavalli agonizzanti). Oltre a ciò, si riporta la presenza di un collettore dei reflui che si ricollega direttamente alla foce del fiume. Nel comune di Gioia Tauro, in località Pineta, la foce del fiume Petrace è risultata fortemente inquinata; inoltre, la strada che costeggia il fiume viene utilizzata come una vera e propria discarica, riempita da resti di auto bruciate, sedie e rifiuti di ogni genere tra cui amianto. Nel comune di Villa San Giovanni, il prelievo in località Cannitello presso lo scarico del depuratore sito sul lungomare Ceneide, è risultato fortemente inquinato con valori batteriologici estremamente alti: anche qui, nelle vicinanze del punto del campionamento, nonostante il cattivo odore ed il gran numero di rifiuti, si riporta la presenza di bagnanti. Scenario anche peggiore a Motta San Giovanni, dove, in località Lazzaro presso lo scarico del depuratore nella fiumara San Vincenzo i valori batteriologici sono risultati talmente alti da risultare non classificabili; si è denotato inoltre come lo scarico del depuratore arrivi direttamente alla fiumara, ai lati della quale, erano presenti numerosi bagnanti. Cinque punti critici sono stati evidenziati nella provincia di Vibo Valentia. Nel comune di Pizzo, in località frazione Calamaio, presso la foce fiume Angitola, i risultati delle analisi dei biologi di Goletta Verde hanno evidenziato che le acque sono fortemente inquinate.
Tre i punti fuori legge nel comune di Ricadi, di cui due esaminati in località Santa Domenica Formicoli, entrambi fortemente inquinati: il primo presso la fiumara, 300 metri a sinistra del Camping, ed il secondo, con valori batteriologici ancora più alti, presso lo scarico occasionale a sinistra della fiumara; il terzo, classificato come inquinato, in località La Torre, presso la fiumara Ruffa. Ancora nella stessa provincia, il campionamento eseguito nel comune di Nicotera, in località Marina di Nicotera, presso il torrente Britto, è risultato fortemente inquinato. Nella provincia di Catanzaro i tecnici di Legambiente hanno riscontrato 3 punti fuori norma. Il primo, nel comune di Montepaone, in località Catanzaro lido, presso la foce Fiumarella, risultato fortemente inquinato, dove al momento del prelievo erano presenti alcuni bagnanti; il secondo prelievo, compiuto nel comune di Sellia Marina, in località Sena, presso la fiumara all’altezza di Viale Carraro all’incrocio con Viale Ionio, è stato classificato come inquinato (sul posto sono state inoltre trovate numerose fioriture algali ed un forte odore sgradevole). Moltissime le alghe e consistenti le schiume nella zona SIC ricadente nel comune di Cropani, in località Cropani Marina, alla foce del fiume Crocchio dove i risultati delle analisi indicano che le acque sono inquinate. Due i punti fuori legge nella provincia di Cosenza. Alti valori batteriologici rilevati nel comune di Paola, in località Lungomare di Paola, presso la foce del torrente San Francesco, dove dalle analisi si evince che le acque erano fortemente inquinate. Stessi risultati nel comune di Corigliano Calabro, in località Marina di Schiavonea, presso la foce del torrente Coriglianeto: anche qui le acque sono fortemente inquinate, inoltre nell’alveo del fiume, al momento del campionamento erano presenti numerosi rifiuti. Nel comune di Crotone, è risultata fortemente inquinata la foce del fiume Esaro, le cui condizioni al passaggio dei biologi della Goletta Verde erano pessime, caratterizzate da schiume in superficie, odori sgradevoli e dalla presenza di rifiuti di vario genere, dai frigoriferi alle ruote di automobili abbandonate. Anche il campione prelevato nel comune di Isola di Capo Rizzuto, in località Le Castella, presso lo scarico a mare, è risultato fortemente inquinato. Lungo la costa calabrese sono state controllate anche alcune spiagge in gran parte segnalate dai cittadini come punti critici, ma che hanno registrato livelli di inquinamento batterico entro i limiti di legge.
In provincia di Reggio Calabria, nel comune di Bagnara Calabra, sulla spiaggia al centro del paese in prossimità di Via Roma e nel comune di Motta San Giovanni, in località Lazzaro, sulla spiaggia in prossimità del canale all’altezza di Via delle Provincie; in provincia di Vibo Valentia, nel comune di Bivona, sulla spiaggia antistante Sant’Anna, in Via del pescatore; in provincia di Catanzaro, nel comune di Montepaone, in località Montepaone Lido, sulla spiaggia in prossimità del canale all’altezza di Via delle Provincie ed in provincia di Cosenza, nel comune di San Nicola Arcella/Praia a Mare, sulla Spiaggia antistante Isola di Dino.
LE DICHIARAZIONI. «La fotografia scattata da Goletta Verde evidenzia che rispetto all’anno scorso non sono stati fatti passi in avanti significativi rispetto alla rovinosa situazione depurativa regionale – afferma Mariacaterina Gattuso, Segreteria regionale Legambiente Calabria -. Non è un caso che le maggiori criticità si riscontrino presso le foci dei torrenti e le fiumare, dove l’alto livello di inquinamento è indicativo della presenza di scarichi illegali e della quantità di reflui non depurati che giornalmente si riversano nei nostri corsi d’acqua, anche dall’entroterra. Questo dato di fatto, unito al preoccupante numero di reati ambientali riscontrati quotidianamente dalle forze dell’ordine e alla nuova normativa che con parametri e limiti diversi dimezza il numero dei prelievi, continua Gattuso – finisce per produrre uno stato di incertezza, poichè anche i tratti di costa definiti balneabili diventano in alcune ore del giorno «off limits» mettendo a repentaglio la salute dei cittadini e danneggiando gravemente la stagione turistica. A questo proposito, gli oltre 38 milioni di euro stanziati dalla regione Calabria nel Piano Operativo sulla depurazione dell’agosto del 2011, sottoscritto da 42 comuni, dei quali solo 11 ad un anno di distanza hanno pubblicato un bando di gara, insieme ai più recenti fondi CIPE rappresentano l’ultima occasione per uscire dall’emergenza depurativa regionale. In questo senso – conclude Gattuso – è determinante che la Regione Calabria, con politiche avvedute e trasparenti, metta fine al rimpallo di responsabilità e guidi con decisione i Comuni fuori dalla crisi depurativa che perdura ormai da troppo tempo caratterizzandosi come una vera emergenza nazionale».
La situazione di inefficienza depurativa della Calabria contribuisce ad una situazione nazionale che non garantisce una buona qualità ambientale ai propri corsi d’acqua e al mare. Nel nostro Paese sono infatti 109 i comuni e gli agglomerati con un numero di abitanti equivalenti superiori ai 15.000 che scaricano in aree non giudicate sensibili e che il 19 luglio scorso sono stati condannati dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea per la mancata applicazione della Direttiva sulla depurazione 91/271/CE. La sentenza arriva nell’ambito della procedura d’infrazione 2004/2034 che colpisce duramente l’Italia in quanto dopo oltre otto anni il Paese ancora non è riuscita a mettersi in regola. Nel dettaglio, dei 168 comuni ancora inadempienti nei confronti della direttiva del 1991, sono stati condannati oltre cento comuni di otto regioni: Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Abruzzo, Lazio, Friuli e Liguria. Le condanne possono riguardare la mancanza di fognature per le acque reflue urbane, il trattamento depurativo non conforme e/o riguardare impianti che non sono progettati in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali e durante le variazioni stagionali di carico antropico, ad esempio con l’afflusso turistico.
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