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CATANZARO – A causa di difetti nelle notifiche è slittato al 22 ottobre l’avvio dell’udienza preliminare a carico degli undici indagati coinvolti nell’inchiesta «Toghe lucane bis», su presunti gravi illeciti che sarebbero stati commessi, tra gli altri, da alcuni magistrati in servizio in Basilicata. Si tratta, in particolare, dell’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano, ora a riposo, dei sostituti procuratori generali di Potenza, Gaetano Bonomi e Modestino Roca, dell’ex sostituto procuratore della Repubblica di Potenza Claudia De Luca, ora in servizio in un’altra sede giudiziaria, dell’ex agente del Sisde, Nicola Cervone, dei carabinieri Antonio Cristiano e Tino Roma, del maresciallo della Guardia di Finanza Angelo Morello, dell’imprenditore Ugo Barchiesi, dell’autista della Procura generale Marco D’Andrea e dell’ispettore di Polizia, Leonardo Campagna.
Nel fascicolo dell’inchiesta, finito all’attenzione del giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro, Emma Sonni, sono contestati complessivamente ed a vario titolo reati che vanno dalla violazione della legge sulle associazioni segrete all’associazione a delinquere, alla corruzione in atti giudiziari, abuso di ufficio, rivelazioni di segreto d’ufficio. L’inchiesta «Toghe lucane bis», coordinata dal procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e dal sostituto Simona Rossi – l’Ufficio è competente per i procedimenti che riguardano i colleghi in servizio in Basilicata – ha preso le mosse da un presunto complotto finalizzato a calunniare l’allora sostituto procuratore di Potenza Henry John Woodcock (oggi pm a Napoli), ed un poliziotto suo stretto collaboratore, accusandoli con lettere anonime indirizzate ai giornali ed agli uffici giudiziari di Potenza – spedite nel febbraio 2009, un periodo in cui, a Potenza, erano in corso forti contrasti tra magistrati della Procura -, di una serie di fughe di notizie su inchieste coordinate dallo stesso pm, poi dimostratesi del tutto infondate. Gli scritti, in particolare, avrebbero avuto il fine di delegittimare Woodcock che, insieme al suo collega Vincenzo Montemurro, ora in servizio alla Procura di Salerno, indagavano sugli intrecci tra politici e criminalità lucana.
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