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CATANZARO – La condanna di quattordici imputati, undici richieste di non luogo a procedere (una per morte del reo) e due richieste di assoluzione per non avere commesso il fatto. Sono le richieste formulate dalla pubblica accusa nell’ambito del processo a carico di 27 persone coinvolte nell’inchiesta «Why not», avviata nel 2006 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris e poi, dopo l’avocazione a quest’ultimo, affidata alla Procura generale, che riguardava un presunto comitato d’affari che avrebbe illecitamente gestito i soldi destinati allo sviluppo della Calabria.
In aula, davanti al tribunale collegiale di Catanzaro (presidente Antonio Battaglia, a latere Adriana Pezzo e Giovanna Matroianni), i sostituti procuratori generali Eugenio Facciolla e Massimo Lia hanno ripercorso l’impianto accusatorio che ha riguardato politici, imprenditori e professionisti, rinviati a giudizio il 3 marzo del 2010, prima di concludere con le singole richieste di condanna per: Ennio Morrone a due anni e sei mesi di reclusione e interdizione temporanea dai pubblici uffici (per i capi 9, 18 e 19); Rosalia Marasco a due anni e sei mesi (per i capi 9, 18 e 19, mentre il capo 40 è prescritto); Giancarlo Franzè a tre anni di reclusione e incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione (per i capi 9, 10, 17 e 4, mentre sono prescritti i capi 6, 7, 36); per Rosario Calvano e Dionisio Gallo a un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno e interdizione temporanea dai pubblici uffici (per il capo 13, mentre per il solo Gallo è stata chiesta l’assoluzione per non aver commesso il fatto rispetto al capo 15); Domenico Basile a un anno e quattro mesi e interdizione temporanea dai pubblici uffici (per il capo 15); Francesco Morelli a due anni e sei mesi di reclusione e interdizione temporanea dai pubblici uffici (per i capi 14 e 20, mentre i capi 6, 7 e 11 sono prescritti); Aldo Curto a un anno e quattro mesi di reclusione e interdizione temporanea dai pubblici uffici (per il capo 2); Gennaro Ditto a due anni di reclusione e 600 euro di multa (per il capo 5 riqualificato in truffa aggravata alla Regione Calabria); Nicola Adamo a due anni e due mesi di reclusione e interdizione temporanea dai pubblici uffici (per i capi 20 e 48); Antonio Gargano ad un anno e sei mesi (per il capo 20); Michelangelo Spataro e Michele Montagnese ad un anno di reclusione ciascuno (per il capo 20); A. G. G. a due anni di reclusione e incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione (per il capo 48). Chiesto il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di: Caterina Merante, chiamata a rispondere di una contravvenzione alle leggi in materia di lavoro, Marino Magarò, Antonio Mazza, Rosario Caccuri Baffa, Giorgio Cevenini, Cesare Carlo Romano (per morte), Pasquale Marafioti, Clara Magurno, Alfonso Esposito, Giuseppe Pascale, Ernesto Caselli. Il processo è stato infine rinviato alle date del 27 giugno e 11 luglio per le arringhe difensive). Per Pasquale Citrigno e Filomeno Pometti è stata chiesta l’assoluzione per non avere commesso il fatto.
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