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FILANDARI (VV) –   Quattro erano rimasti sul terreno, un quinto era spirato durante il trasporto in ambulanza. Le pistole avevano finito di sparare e fumare quando carabinieri e polizia erano arrivati in località “Olivara”. Questioni di pascolo abusivo, di costanti e reiterati soprusi subiti avevano spinto Ercole Vangeli a risolvere la questione una volta per tutte in un freddo pomeriggio invernale, due giorni dopo il giorno di Natale. Cinque morti, un intero nucleo familiare, i Fontana, eliminato da un altro, i Vangeli, nella vicenda passata tristemente alla storia come la “strage della masseria”. 

Adesso per i quattro imputati (oltre al 46enne  Ercole vi sono il fratello Francesco Saverio (56), il nipote Pietro (25), e Gianni Mazzitello (32), genero del secondo) è arrivata l’ora della sentenza. Pesanti, pesantissime, formulate dal pm Michele Sirgiovanni: due ergastoli per i capi famiglia, 16 anni per Pietro e 14 per Mazzitello. Richieste accolte nella sostanza dal gup, il quale ha inflitto i due ergastoli e ha disposto 15 anni e due mesi di reclusione ciascuno per gli altri due. Il pm, nella sua requisitoria, aveva sottolineato come nessuna attenuante può essere concessa ai fratelli Vangeli identificati come gli esecutori materiali del delitto di Domenico Fontana (61 anni) e i figli  Pasquale (37), Pietro (36), Emilio (32) e Giovanni Fontana (19) freddati a colpi di 7,69 e di 9×21.

Causa del  massacro  sarebbero state le angherie che le vittime avevano reiteratamente commesso nei confronti dei Vangeli, persone notoriamente pacifiche e senza precedenti, che per il pm Sirgiovanni non potevano, tuttavia, costituire attenuanti di fronte alla gravità del fatto. Anzi, per il magistrato bisognava considerare l’aggravante della premeditazione. Insomma, secondo il magistrato inquirente si è trattata di  una strage  programmata a tavolino. Senza, poi, contare i motivi abbietti e futili. Sulla stessa linea il patron di parte civile, l’avvocato Giuseppe Bagnato il quale aveva sottolineato l’importanza della testimonianza del testimone oculare Gherman Sorin, la confessione resa dagli imputati, in particolare da Ercole Vangeli, il quale aveva fatto emergere che alla base di tutto vi erano banali motivi di contrasto, legati al pascolo abusivo e altro, che a parere del legale hanno supportato la futile causa dei cinque omicidi.  

Per i difensori  la ricostruzione   fatta da Gherman non poteva, invece, essere ritenuta pienamente credibile sia per le divergenze interne al suo racconto, sia per le contraddizioni risultanti tra le sue dichiarazioni e i cosiddetti “dati di generica”. Il collegio difensivo aveva, infine, contestato l’identificazione della causale del fatto di sangue nel pascolo abusivo perpetrato dai Fontana in danno della colture dei Vangeli. Semmai il pascolo abusivo, avevano sottolineato i  legali, era stato un pretesto e non una causale.

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