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«Quell’odore di mandorla amara e di nero inchiostro di seppia, lo spessore che ne lasciava intravedere la consistenza, la dolce sensazione tattile della sua liscia superficie, quel velo lucido che ricopriva l’esterno e che illuminava con mille riflessi gli occhi, non avrei resistito, doveva essere mio, lo avrei gustato piano per tutto il tempo necessario, fermandomi e soffermandomi per coglierne tutte le sfumature, per cogliere la cura, la fantasia di chi l’ha creato».

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