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REGGIO CALABRIA  – «Non ho mai conosciuto Giuseppina Pesce nè la sua famiglia, nè ho mai avuto contatto alcuno, nella mia lunga carriera politica e professionale, con gli ambienti cui fa riferimento, come invece farebbero intendere le sue dichiarazioni, che ho appreso stamattina, su una presunta assicurazione del sostegno elettorale da parte clan Pesce nei miei confronti». Lo afferma in una nota l’ex assessore regionale e già presidente della Provincia di Reggio Calabria, Pietro Fuda, circa le dichiarazioni della collaboratrice di giustizia, Giuseppina Pesce, fatte nel corso del processo All Inside.   La pentita, nel corso dell’udienza di ieri, aveva fatto riferimento ad un presunto appoggio elettorale della cosca Pesce a Fuda.   «Capisco il dramma personale – aggiunge – e lo stress cui la signora è sottoposta, ma sono certo che i fatti parlino da soli. Purtroppo conosco fin troppo bene il circo mediatico di chi specula da tempo sul mio nome, e so quanto sia facile essere trascinato nella corrente del fango, soprattutto in un periodo come quello che stiamo attraversando, in cui la politica come la intendo io, animata da spirito di servizio nei confronti dei cittadini e del territorio, sembra aver abdicato a favore di chissà quale altra forma di potere».   «La mia attività politico-amministrativa – conclude Fuda – è agli atti, con la possibilità di verificare senza alcun dubbio la mia totale estraneità a qualsiasi commistione con le organizzazioni criminali che alimentano la parte di Calabria contro la quale mi sono sempre schierato e battuto».

Analoga dichiarazione da parte dell’assessore provinciale di Reggio Calabria Gaetano Rao che precisa che «puntualmente, rieccoci qua. Con una perfezione, direi quasi cronometrica, si ripete lo stesso copione di sempre, con la macchina del fango delle dichiarazioni ad orologeria che riappaiono sui giornali col solo fine di gettare discredito e insinuare dubbi malevoli sulla mia onorabilità e la mia onestà». Rao aggiunge che «sul mio conto solo calunnie – aggiunge – perchè di questo si tratta. Ancora una volta in modo scenico dire quasi scenografico, vengo tirato in ballo senza che siano citati fatti e circostanze precise. Una tecnica maldestra che ha il solo fine di infangare la mia persona senza fare mai, e dico mai, riferimenti a fatti concreti. Nel corso della mia attività imprenditoriale e di quella politica non sono mai stato indagato nè condannato per alcun tipo di reato. La mia attività professionale e politica, il mio essere a servizio della comunità, è quotidianamente, da sempre, sotto gli occhi di tutti, alla luce del sole».   «Proprio per questi motivi – conclude Rao – ho fatto quello che ciascun uomo onesto dovrebbe fare, ho dato mandato ai miei legali di apprestare ogni azione a tutela della mia immagine e buona reputazione».

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