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Nel ventennale della strage di Capaci che ha portato alla morte del giudice Falcone e della moglie Francesca Morvillo insieme a 3 uomini della loro scorta, un forte richiamo a mantenere alta l’attenzione sulla criminalità organizzata in tutte le sue forme sono le massime cariche dello Stato, in primo luogo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel suo intervento ha ricordato come il nuovo fronte per combattere la criminalità organizzata sia quello della finanza sviluppata al nord Italia, dove peraltro le ultime inchieste hanno evidenziato la presenza di un forte radicamento nel tessuto socio-imprenditoriale della criminalità organizzata che ha rilevato nel tempo aziende e attività commerciali sane facendone dei terminali per il riciclo del denaro proveniente da attività illecite. In particolare, il presidente della Repubblica, ricordando a Palermo Giovanni Falcone, ha evidenzato come «già Falcone e Borsellino avevano chiarissima la visione della pericolosità del dispiegarsi della mafia sul versante della penetrazione della vita economica e nei più sofisticati circuiti finanziari; e non solo nel Mezzogiorno ma anche nelle regioni del nord e in più vaste reti internazionali». Una visione lungimirante quella dei due giudici simbolo della lotta alla mafia frutta di una attività di intensa indagine svolta in decenni e condensata nella figura emblematica di due uomini dello Stato che sono, però, solo i capolista di un lungo elenco di magistrati e uomini delle forze dell’ordine che hanno sacrificato la propria vita per sconfiggere un sistema che di fatto piega ai suoi interessi parte del Paese e della sua popolazione. Per quanto riguarda, nello specifico la ‘ndrangheta calabrese, il presidente ha chiarito che si tratta di una organizzazione che ha acquisito «una pericolosità crescente», ed ha aggiunto, «ecco i nuovi fronti dell’impegno a combattere, colpire e debellare la criminalità organizzata».

 

Da parte sua il capo del Governo, Mario Monti, ha messo in chiaro come sia «illusorio pensare di sconfiggere cosa nostra solo a Palermo, la ‘ndrangheta solo a Reggio Calabria, la camorra solo a Napoli. Tutto il Paese deve sentirsi coinvolto in questa lotta, da Nord e Sud, e saper leggere e contrastare i segnali delle mafie senza paura e senza illudersi di essere immune». Monti ha anche aggiunto che, inoltre, «sappiamo che le mafie oggi sono molto diverse da quelle che Falcone aveva iniziato a contrastare sotto la guida di Chinnici. Hanno ricevuto e ricevono colpi molto forti dalla magistratura e forze di polizia. Ma – ha messo in guardia il premier – sono state capaci di reinvertarsi. Hanno moltiplicato i luoghi dove insediarsi tanto che oggi dobbiamo dire con forza che è puramente illusorio – ha ripetuto – pensare di sconfiggere cosa nostra a Palermo, la ‘ndrangheta solo a Reggio Calabria la Camorra solo a Napoli». 

 

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