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LE BOMBE di Brindisi fanno paura anche in Calabria. Ancora non è chiaro il movente che si nasconde dietro all’esplosione che ha ucciso la stedentessa di 16 anni e quindi si prendono le contromisure. A Vibo Valentia il prefetto Michele Di Bari ha deciso di rafforzare la vigilanza sugli istituti scolastici di ogni ordine e grado, chiamando in causa, oltre alle forze dell’ordine, anche i vigili urbani laddove fosse necessario.
E intanto, insieme alla paura va di pari passo la commozione: allo stadio San Vito di Cosenza, dove la formazione di casa era impegnata per i play off di serie D contro il Pomigliano, messaggi dedicati alla tragedia dagli spalti. Due gli striscioni dedicati alla morte di Melissa Bassi: “Non esiste ragione per spezzare una giovane vita. Ciao Melissa” e “Ciao Melissa. Vola in cielo”.
Alcune centinaia di giovani hanno partecipato a Polistena ad un sit-in : erano presenti delegazioni degli istituti scolastici di tutta la Piana di Gioia Tauro, sindaci, organizzazioni sindacali e associazioni. I giovani di Libera che hanno partecipato hanno sostenuto che «non si può morire entrando a scuola. Lo sconcerto e l’inquietudine per quanto è accaduto sono enormi. L’attacco alla scuola di Brindisi intitolata a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone è un fatto di estrema gravità. Tutti, ma soprattutto i giovani, devono mettere in atto una reazione civile contro la violenza ed il terrorismo». Don Pino Demasi, referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, ha sottolineato il fatto che «una bomba davanti ad una scuola non era stata mai messa. Abbiamo visto bombe nelle banche, sui treni, ma mai nelle scuole soprattutto nell’ora in cui suona la campanella. Quel silenzio dopo la deflagrazione ci riguarda tutti perchè è stato tradito ogni codice. Chi ha collocato quella bomba voleva uccidere non soltanto alcuni giovani, ma soprattutto la speranza che essi rappresentano».
LE PRIME REAZIONI – C’è stata subito rabbia, indignazione e condanna in Calabria. La bomba davanti l’Istituto professionale di Brindisi, con la morte di una studentessa e il ferimento di altre giovanissime, ha scatenato una ridda di reazioni già da sabato mattina. Qualunque possa essere il movente e chiunque possa esserci dietro un simile gesto, istituzioni, organizzazioni e movimenti hanno sentito il bisogno di scendere in campo ed esprimere tutta la loro solidarietà.
A Cosenza centinaia di persone si sono radunati in Piazza XI settembre dove hanno sistemato a terra lo striscione di Libera. Molti ragazzi con maschere bianche, poi, si sono seduti in cerchio intorno allo striscione ed hanno mostrato dei bicchieri con all’interno del liquido rosso a significare il sangue versato dalle vittime dell’attentato di Brindisi. All’iniziativa hanno partecipato moltissimi rappresentanti del mondo dell’associazionismo. A Reggio Calabria tantissimi giovani si sono radunati nei pressi del centro sociale Cartella, distrutto nei giorni scorsi da un attentato compiuto da persone che hanno tracciato svastiche sui muri delle strutture.
Numerosissime, poi, le reazioni. A partire dalla Cgil calabrese, secondo la quale si è davanti ad un «vile attentato, un atto bestiale». Il sindacato aggiunge: «Il sangue innocente di due ragazze e dei molti feriti gravi, aggredisce un simbolo di legalità, con un atto politicamente gravissimo, nella fase più delicata che il Paese sta attraversando. Si è voluto dare con questo crimine infame, un segnale destabilizzante per intimidire le istituzioni, e colpire l’impegno dei tanti giovani in lotta contro crimine, per la legalità. Un atto bestiale – prosegue la nota – che accade proprio nel giorno in cui era attesa a Brindisi la Carovana antimafia, e ad appena tre giorni dalle celebrazioni ufficiali per il ventesimo anniversario dell’assassinio del giudice Falcone, a vent’anni dal delitto Borsellino e nell’imminenza dei funerali di Stato di Placido Rizzotto, il 24 maggio. Aver colpito giovani inermi è un segno di efferatezza e brutalità orrende, da parte di chi ha architettato questo crimine. Respingeremo con forza quest’ennesimo attacco alla democrazia e alla legalità del Paese. Per questo, chiediamo allo Stato di fare la sua parte, nel preciso dovere di non dare tregua finchè non verranno trovati e colpiti mandanti ed esecutori, e smascherate le finalità eversive alla base di tale atto. Non ci faremo intimidire – conclude la Cgil calabrese – saremo sempre più determinati nel portare avanti ora e per sempre la lotta per il ripristino della legalità e il riscatto del sud. Esprimiamo tutto il nostro più profondo cordoglio per le vite innocenti stroncate, e la nostra più viva solidarietà alle famiglie delle studentesse uccise, ai feriti, ai loro cari».
Duro anche il commento del rettore dell’Università della Calabria, Giovanni Latorre: «Un atto vile e di inaudita gravità, che sconcerta e colpisce profondamente il Paese, in ogni sua espressione. È un episodio che, sia per il nome dell’Istituto, legato ad una delle vittime di Capaci, sia anche per le modalità da cui è stato contraddistinto, rivela la precisa volontà dei responsabili non solo di colpire un luogo dal richiamo fortemente simbolico, a pochi giorni dal ventennale della strage, ma di attentare, come purtroppo è drammaticamente accaduto, alla vita dei presenti. Tutto questo – prosegue il Rettore dell’Unical – è motivo di sconforto e di forte preoccupazione e ci riporta indietro nel tempo fino ad anni e vicende della storia italiana che speravamo dimenticati per sempre, da cui è risultata profondamente lacerata la coscienza e l’identità del Paese. Insieme alla ferma condanna per quanto accaduto e alla solidarietà verso chi ha subito questa barbarie serve, in questo giorno infausto, richiamare l’attenzione di tutti alla resistenza civile e alla necessità di affermare con forza i valori e i principi irrinunciabili sui quali si fonda la democrazia italiana, i quali, anche questa volta, costituiscono il riferimento necessario per superare lo sgomento e il disorientamento causati da questa tragedia e lavorare per un futuro migliore».
Dal presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, arriva l’appello alle istituzioni: «Neanche le scuole vengono risparmiate dalla violenza. Il Governo agisca con immediatezza e individui i responsabili. Personalmente e a nome di tutti i calabresi sono vicino alle famiglie e ai responsabili scolastici in questo momento di dolore provocato dall’ennesima follia».
Il Coordinamento nazionale antimafia ‘Riferimenti’, impegnato nel percorso di memoria ‘Gerbera Giallà, che sta attraversando il Paese da sud a nord, esprime il proprio «disorientamento di fronte all’inaudito attentato di Brindisi ai danni di studenti inermi, colpevoli solo di dimostrare la loro ferma opposizione alla barbarie mafiosa. Ai tanti giovani, in questo momento, attoniti – aggiunge Adriana Musella – raccomandiamo di non desistere dal loro impegno e da quel processo avviato che li vede soggetti attivi del cambiamento. La lotta – conclude Musella – come abbiamo sempre detto loro, riguarda ciascuno di noi perchè la guerra è dichiarata a ciascuno di noi, nessuno escluso».
Sul fronte politico, Andrea Di Martino, coordinatore regionale di Sel Calabria, che annuncia una mobilitazione del partito: «Le bombe esplose oggi a Brindisi sono un atto vile. Una barbarie esercitata contro giovani studenti inermi. Sono atti, questi, contro i quali bisogna civilmente reagire, a difesa della libertà e della democrazia nel nostro Paese. Inquietanti – aggiunge – sono le coincidenze delle bombe. Il nome della scuola, dedicata a Giovanni Falcone e alla sua compagna Francesca Morvillo. Il fatto che in questi giorni ricade il ventennale della strage di Capaci e che la scuola era collocata lungo il percorso della carovana della legalità fanno pensare ad un ritorno degli anni stragisti delle mafie». Per il Pdl di Reggio Calabria, «si tratti di Mafia o Sacra Corona unita, di terrorismo o del gesto isolato di un folle, quale che sia la matrice di questo vile attentato quello che preoccupa maggiormente oggi è che si tratta di un episodio che colpisce al cuore la speranza nel futuro del nostro Paese: i nostri giovani».
Il presidente della commissione regionale ‘Riforme e decentramento’, Mario Magno, ha chiesto al direttore dell’ufficio scolastico regionale della Calabria di far osservare un minuto di silenzio nelle scuole in segno di solidarietà per quanto accaduto a Brindisi. «Un minuto di silenzio – afferma Magno – ed una giornata di riflessione nelle scuole calabresi per discutere delle stragi come atti concreti di una presa di coscienza nel Paese ed in modo particolare in Calabria, dove si avverte la presenza forte della criminalità organizzata». Il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, ha espresso «dolore e sdegno per l’atroce e barbaro attentato che questa mattina è stato compiuto contro una scuola di giovani studenti innocenti e inermi, auspico che venga immediatamente fatta piena luce su questa drammatica vicenda e che i colpevoli siano immediatamente individuati e consegnati alle autorità competenti». Secondo l’ex governatore Agazio Loiero, «Quanto è accaduto oggi a Brindisi pone in maniera stringente il problema della sicurezza nel nostro Paese, ma anche quello di una società che non riesce ad aver voce davanti alla crisi, che non si scuote più neanche davanti alla media giornaliera di un suicidio e che pensa, forse, di poter scuotere l’attenzione con effetti così assurdi e così orrendamente inaccettabili».
Intanto anche in Calabria sono state annullate tutte le manifestazioni previste per la rassegna “La notte nei musei”, in programma per sabato sera, in segno di lutto e vicinanza con quanto accaduto a Brindisi.
Ma a prendere una posizione su quanto accaduto a Brindisi sono in tanti, da ogni parte della Calabria, a dimostrazione che la strategia della violenza, da qualunque parte essa provenga, non può trovare terreno fertile tra le tante persone oneste di tutta Italia. L’immagine dei libri, a terra tra i detriti provocati dalla deflagrazione, è la scena più cruenta e drammatica e da sola basta a raccontare la viltà di un’attentato dai contorni ancora da delineare a cui l’Italia non aveva mai assistito.
sa. pu.
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