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VILLAPIANA (CS) – E’ stata arrestata dai carabinieri Domenica Rugiano, la donna di 54 anni che ha confessato di avere ucciso a il marito Vincenzo Genovese, di 67 anni, e la figlia Rosa, di 26 anni. L’arresto è stato fatto in esecuzione di un provvedimento emesso dal gip del tribunale di Castrovillari su richiesta della Procura. La donna aveva ammesso di essere stata lei ad assassinare marito e figlia, aggiungendo di avere tentato il suicidio. Secondo la confessione della stessa donna il duplice omicidio sarebbe stato il frutto di una vita di violenza da parte del marito che si sarebbe rivelato un padre-padrone. Versione però contrastata dall’altra figlia superstite che pur riconoscendo la natura autoritaria dell’uomo ha rimarcato come lo stesso non fosse un violento. Alla base della morte della figlia, poi, secondo una prima ricostruzione potrebbe esservi una possibile relazione della ragazza con una persona non gradita alla famiglia con cui Rosa aveva allacciato da alcuni mesi un rapporto sentimentale. Una giustificazione che gli investigatori intendono verificare. L’arresto della donna è stato eseguito oggi, a distanza di quattro giorni, perchè, come aveva spiegato il procuratore di Castrovillari Domenico Giacomantonio dopo la confessione, il fermo non era possibile e i magistrati volevano esaminare gli atti prima di chiedere l’emissione di un provvedimento restrittivo. D’altro canto, la Rugiano è ricoverata nell’ospedale di Rossano dove è stata operata per una frattura all’anca provocata dal colpo di fucile che si è sparata nel tentativo di suicidio e benchè non piantonata era vigilata dai carabinieri anche per evitare che potesse tentare nuovamente di uccidersi. Non è mai stata, comunque, in pericolo di vita.
«Non avremmo potuto ottenere una misura di custodia cautelare in carcere, ma solo ai domiciliari e questo avrebbe creato problemi per un eventuale aggravamento della misura. E poi anche le confessioni hanno bisogno di riscontri, perche si può sempre confessare per coprire altre responsabilità», ha sottolineato Giacomantonio. Che ha negato particolari rapporti, insinuati in questi giorni, tra padre e figlia. Spiegata anche la dinamica del delitto: la donna venerdì 27 aprile si sarebbe alzata come ogni giorno, ha preparato la colazione e accompagnato il marito, che si muoveva con le stampelle, in giardino. La figlia Rosa dormiva ancora. Domenica Rugiano, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha preso il fucile, che la notte veniva custodito in casa e di giorno in un locale attiguo. Lo ha caricato e ha fatto fuoco due volte sul marito. Poi lo ha ricaricato, è entrata in casa e ha sparato sulla figlia, che era a letto, colpendola alla schiena. Infine, ha ancora ricaricato l’arma e l’avrebbe puntata su se stessa. Ma al momento dello sparo il fucile, per il rinculo, si sarebbe spostato, e la donna è stata colpita solo all’anca sinistra. Ha abbandonato l’arma e si è sdraiata sul letto, accanto alla figlia, che era ancora viva, e che poi avrebbe tentato di alzarsi per allontanarsi dalla madre. Proprio sul letto i carabinieri hanno trovato poi la Rugiano, una decina di ore dopo. In stato di semi incoscienza, le sue farneticanti dichiarazioni: di un estraneo che avrebbe voluto sterminare la sua famiglia e anche di una misteriosa setta satanica. Solo tentativi di discolparsi, da parte di una donna che, evidentemente, aveva subito troppo da un marito dipinto come morbosamente geloso e possessivo, un padre-padrone, tanto che la figlia ventisettenne non aveva ancora avuto diritto ad avere le chiavi di casa. E c’è dell’altro: la donna avrebbe detto di aver ucciso la figlia perchè non voleva che avesse una vita disagiata come la sua. E non solo. «Ci ha detto anche che non approvava una relazione che aveva con il suo fidanzato, aveva paura che fosse portata su una brutta strada», dice ancora Franco Giacomantonio, Procuratore Capo di Castrovillari. Alla conferenza stampa erano presenti anche il Capitato Pietro Paolo Rubbo, Comandante della Compagnia carabinieri di Corigliano Calabro, e il Tenente Colonnello Vincenzo Franzese, Comandante del Nucleo Operativo dei carabinieri di Cosenza, che hanno condotto le indagini. E che hanno spiegato che la donna aveva anche una ferita da «pizzico» tra l’indice e il pollice della mano destra, che si era procurata nel ricaricare il fucile. La donna è stata interrogata di nuovo, a fondo, due giorni fa. E ha confermato la sua storia.
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