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REGGIO CALABRIA – Rimane in carcere Giancarlo Giusti, il giudice di Palmi arrestato alla fine di marzo per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa nell’ambito dell’inchiesta della Dda milanese sul clan della ‘ndrangheta dei Lampada. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano che ha rigettato la richiesta di revoca dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Giuseppe Gennari, confermando in sostanza l’impianto accusatorio anche se è stato annullato un capo di imputazione. Giusti, secondo le indagini e il provvedimento del gip, sarebbe stato a ‘libro paga’ della ‘ndrangheta. La mafia calabrese, il clan dei Lampada, non solo gli avrebbe offerto una serie di ‘affari’, ma anche appagato la sua «ossessione per il sesso» facendogli trovare «prostitute» in alberghi di lusso milanesi, con le spese di soggiorno e di viaggio comprese nel prezzo della corruzione.
L’inchiesta che riguarda Giusti è quella coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Alessandra Dolci, che in due ‘tranchè tra novembre e gennaio scorsi aveva colpito la cosiddetta «zona grigia» – la definizione è del gip Gennari – della cosca della ‘ndrangheta dei Lampada-Valle. All’epoca era finito in carcere un altro magistrato, il presidente delle misure di prevenzione di Reggio Calabria, poi sospeso dal Csm, Vincenzo Giuseppe Giglio, e con lui anche il consigliere regionale calabrese Francesco Morelli (Pdl), l’avvocato Vincenzo Minasi, il maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Mongelli e gli stessi Francesco e Giulio Lampada, gestori di bar e locali a Milano e veri e propri imprenditori nel settore dei giochi d’azzardo. Mentre per Minasi e un’altra persona il prossimo 8 maggio si terrà il processo con rito abbreviato davanti al gup Alessandra Simion, domani per gli altri imputati ( rinviati a giudizio con rito immediato) comincerà il dibattimento davanti alla sesta sezione penale del Tribunale presieduta da Luisa Ponti. L’udienza però sarà solo di ‘smistamento’ e verrà rinviata.
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