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COSENZA – La squadra mobile di Cosenza, agli ordini del commissario capo Antonio Miglietta, ieri sera ha notificato un ordine di custodia cautelare per concorso in usura ed estorsione Francesco Ruffolo, già detenuto per altra causa, in esecuzione d’una ordinanza del tribunale della libertà di Catanzaro.
La vicenda si inserisce nella più complessa indagine avviata dalla polizia a seguito del suicidio, il 20 aprile 2009, di Giuseppe Perfetti, il quale, in un manoscritto rinvenuto accanto al suo cadavere, aveva indicato il motivo che lo aveva condotto alla determinazione di togliersi la vita nella propria insostenibile esposizione debitoria e nella pressione usuraria impostagli, tra gli altri, da Francesco Ruffolo, nei confronti del quale furono avviate intercettazioni telefoniche che, per la sopravvenienza di alcuni interessanti colloqui, furono estese alle utenze in uso ad altri soggetti ritenuti utili ai fini delle indagini.
Nel corso dell’attività investigativa, emerse che uno di questi era vittima dell’attività usuraria di Ruffolo e di suo figlio Giuseppe, poi ucciso a colpi d’arma da fuoco il 22 settembre dello scorso anno. Sentito su tali circostanze, la vittima aveva dapprima negato per timore di ritorsioni, ma poi, davanti all’evidenza dei fatti rappresentata dall’ascolto delle conversazioni telefoniche che egli aveva sostenuto con i due Ruffolo, si decise ad ammettere l’attività usuraia posta in essere nei suoi confronti.
Le dichiarazioni della parte offesa erano corroborate dall’esistenza di validissimi elementi di riscontro rappresentati dalle risultanze dell’attività investigativa degli inquirenti, dalla quale emergeva il permanere della situazione di assoggettamento della vittima all’attività impositiva degli indagati, nonchè il rischio, attualissimo, che questi ultimi ponessero in essere nei confronti della vittima medesima atti di violenza. Un dettagliato fascicolo finì sul tavolo della magistratura inquirente cosentina e, accogliendo le tesi della pubblica accusa, il 2 marzo 2010 il gip di Cosenza emise ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Francesco e Giuseppe Ruffolo, arrestati il successivo 4 marzo.
Il provvedimento custodiale fu però annullato con rinvio dalla Corte di Cassazione, in aderenza a quanto stabilito dal Tdl in data 18 marzo 2010, sulla base di una diversa valutazione degli elementi indiziari. Lo scorso 29 marzo, il Tdl di Catanzaro ha ribaltato la precedente decisione confermando, l’ordinanza per la gravità degli indizi emersi a carico di Francesco Ruffolo nel corso delle investigazioni, depositando il 19 marzo l’ordinanza ieri eseguita dai poliziotti del questore Alfredo Anzalone.
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