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È UNO showman, un cantastorie. Cantante, attore, scrittore. Un portavoce non autorizzato eppure ormai autorevole d’un sentire meridiano. Peppe Voltarelli porta in scena uno spettacolo di teatro-canzone dal titolo “Il viaggio, i padri, l’appartenenza”. Tre tessere per un mosaico. Il viaggio gli ha permesso di valorizzare le cose buone della sua terra, guardandole da lontano, con il tempo apprezzarle. L’appartenenza è la crosta che non si toglie mai, avvolge quei gesti inspiegabili che si fanno in automatico, come arrivare a Berlino e parlare solo in dialetto estremo, e farsi anche capire. «I padri — dice Voltarelli — sono le musiche che ci girano intorno, quelle che ci scegliamo ma anche quelle che ci lanciano in testa senza volerle, sono gli esempi da seguire e da imitare, le cose belle che vogliamo tenere al nostro fianco».
Il cantautore di Mirto, che sarà di scena in un mini-tour calabrese con tre date, il 24 aprile all’Auditorium dell’Università di Arcavacata, il 27 al Teatro Siracusa di Reggio Calabria, il 28 al Politeama di Lamezia, porta in scena un monologo di teatro canzone. «Volevo sperimentarmi con questa formula antica ed essenziale che è appartenuta a grandi della musica popolare come Modugno, Profazio e Balistreri. Il tentativo è quello di raccogliere in un’ora i tre aspetti della mia ricerca identitaria: i viaggi all’estero, la mia adolescenza in Calabria e le influenze dei padri ispiratori. Lo faccio usando la voce, la chitarra e la fisarmonica, tre strumenti che hanno accompagnato da sempre la mia crescita musicale e umana».
Dopo un quindicennio col Parto delle nuvole pesanti e tre dischi solisti, le scarpe di Peppe ne hanno fatto di strada. E oggi lui ne va giustamente orgoglioso. ”Ultima notte a mala Strana” (ultimo album datato 2010) è stato pubblicato in Canada, Argentina, Inghilterra, Francia, Germania e altri 15 paesi. «Mi piacerebbe che si parlasse di me quando si vuole indicare un’Italia poetica e impegnata fuori dallo stereotipo». “Il viaggio, i padri, l’appartenenza” ci mostra l’artista in questo tratto di strada, oggi, al ritorno da un viaggio di Sudamerica o nell’Est europeo. Sempre in viaggio e noto ovunque, con le sue canzoni trasmesse alla BBC (“Scarpe rosse impolverate”), che ha vinto una Targa Tenco con la sua poesia ironica, sanguigna e surreale. Eppure ogni volta che annusa l’odore dell’asfalto della 106, Peppe Voltarelli comincia a fremere. «Quando torno in Calabria comincio a pensarci un mese prima». Ambasciatore di calabresità, ma che cos’è la calabresità? «Sono con don Panizza, vicino a don Pino Demasi, quelli che lavorano in silenzio ogni giorno per una causa giusta, i pozzi in Africa costruiti dagli ùltrà, le donne che si ribellano ai ricatti infami della malavita. Se calabresità vuol dire alimentare speranze come queste sono orgoglioso di farne parte».
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