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Il tutto, dunque, ha avuto inizio il 29 marzo a sera. Al 118 giunge una richiesta di intervento da via Turi Thurium, traversa di via degli Stadi. I sanitari entrano in un appartamento e vengono portati nel bagno, dove per terra c’è Francesco Messinetti, noto anche come parcheggiatore. E’ cosciente. «Mi fa male la testa», dice ai medici del 118, che lo adagiano sulla barella e lo portano all’Annunziata. L’uomo viene  sottoposto a una Tac, che evidenzia un grosso ematoma alla testa. Messinetti viene ricoverato. Le sue condizioni peggiorano. Dopo un po’ entra in coma. Martedì 3 aprile la morte. In un primo momento si ipotizza il decesso accidentale. Ma gli agenti della Mobile vogliono vederci chiaro. Era ormai tutto pronto per il funerale, quando la Procura, nella persona del pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, ha bloccato tutto, sequestrando la salma. Si chiede la consulenza di un medico legale, che ritiene quell’ematoma compatibile con un’aggressione. In un primo momento, invece, i familiari aveva parlato di una caduta in bagno, che avrebbe poi causato il brutto trauma alla testa. 

Viene nominato un consulente, al quale è stato dato l’incarico di procedere con l’autopsia. Lo scopo è risalire alle reali cause del decesso. Messinetti era separato e aveva figli. Aveva piccoli precedenti, per rapina e rissa. In questi giorni sarebbe dovuto comparire come imputato dinanzi ai giudici del tribunale di Cosenza proprio per una rissa, risalente ai tempi in cui lavorava per una cooperativa. Ora dalle indagini emerge che dietro alla sua morte potrebbe esserci la lite per un posto auto.

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