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COSENZA – Il latitante Franco Presta, di 52 anni, ritenuto dagli investigatori un killer spietato delle cosche di ‘ndrangheta del cosentino, è stato arrestato nella tarda serata dalla squadra mobile di Cosenza. L’uomo è stato bloccato in un appartamento a Rende. Il suo nome era inserito nell’elenco dei 100 ricercati più pericolosi d’Italia. È accusato di associazione mafiosa e per tre delitti commessi nella guerra di mafia che insanguinò il cosentino tra il 1998 ed il 2001. Alla conferenza stampa tenuta a seguito dell’arresto di Presta erano presenti il Questore, Alfredo Anzalone, e i responsabili della Squadra Mobile di Cosenza e del Commissariato di Castrovillari, Antonio Miglietta e Giuseppe Zanfini. Ma anche il Procuratore Capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, il Procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Borrelli, e il Procuratore di Cosenza, Dario Granieri, ed anche Raffaele Cannizzaro, Prefetto di Cosenza. Per Borrelli «non c’è stato nessuno spione, ma si è trattato solo di un’indagine realizzata con le solite tecniche», anche se «a dire il vero lo cercavamo altrove, ma due giorni fa c’è stata una svolta nelle indagini», ha detto Borrelli. Che ha aggiunto «avevo chiesto tempo fa un approccio diverso alle indagini, ed evidentemente c’è stato. Non cesseremo gli sforzi finchè non sarà associato alle patrie galere anche Ettore Lanzino», ha detto Borrelli, riferendosi all’altro grande latitante cosentino, ritenuto il reggente del clan egemone a Cosenza, appunto quello dei Lanzino-Cicero. «Abbiamo investito sulla cattura dei latitanti creando gruppi di lavoro, affidati a più sostituti», ha concluso Borrelli. Sull’operazione, comunque, bocche cucite su molti dettagli. «C’è stata una grande sinergia tra la Squadra Mobile di Cosenza e il Commissariato di Castrovillari», ha detto il Questore Anzalone. «E’ stato un colpo forte», ha detto invece Lombardo. «E l’arresto di Presta dimostra che i latitanti non vanno via dalla Calabria, ma restano dove ci sono connivenze e protezioni». «A breve batteremo altri colpi importanti nel cosentino», ha annunciato ancora Lombardo, con soddisfazione.

L’uomo era ricercato da tre anni per una condanna per usura e per tre delitti compiuti nel corso della guerra di mafia nel cosentino, ed è sospettato anche di essere responsabile della strage di una famiglia. Il 17 gennaio 2011 il figlio di Presta, Domenico, di 22 anni, è stato ucciso a colpi di pistola a Spezzano Albanese, al termine di una lite per un parcheggio, da un commerciante, Aldo De Marco. Un delitto che, secondo gli investigatori, potrebbe essere stato all’origine del duplice omicidio di Rosellina Indrieri, di 45 anni, e della figlia Barbara Indrieri, di 26, uccise a San Lorenzo del Vallo il 16 febbraio del 2011 e dell’omicidio di Gaetano De Marco, fratello di Aldo e marito e padre delle due donne, ucciso il 7 aprile successivo dopo essere scampato alla strage della sua famiglia. Le due donne sono state trucidate nell’appartamento della famiglia da un commando di due o tre persone che sfondarono la porta ed iniziarono a sparare senza pietà con i fucili. Barbara fu raggiunta da un colpo alla schiena mentre tentava una fuga disperata dal balcone ed il suo corpo rimase penzolante dalla ringhiera. Per il triplice omicidio dei componenti la famiglia De Marco, nonostante i sospetti degli investigatori, al momento non risulta sia stato emesso nei confronti di Presta un provvedimento cautelare. Presta, secondo la Dda di Catanzaro, è uno dei killer più spietati della Calabria. I tre omicidi per i quali è ricercato sono quelli di Primiano Chiarello, ucciso nel giugno del 1999 a Cassano allo Ionio e dei boss della ‘ndrangheta cosentina Antonio Sena e Francesco Bruni, detto «bella bella», uccisi, rispettivamente, il 12 maggio del 2000 ed il 29 luglio del 1999. Uno dei delitti fu commesso con modalità particolarmente efferate. Chiarello fu attirato in una trappola da alcuni  conoscenti che lo portarono in una stalla dove fu ucciso con numerosi colpi di una mitraglietta Skorpion. Il corpo fu poi fatto a pezzi e sciolto nell’acido. Per i tre delitti della guerra di mafia, altre tre persone sono state arrestate. Franco Presta, oltre che un killer, secondo gli inquirenti è anche il boss di una cosca che opera nell’alto Ionio Cosentino, legata a quella dei Lanzino-Cicero di Cosenza. 

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