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COSENZA – Era, dopo Ettore Lanzino, il numero due della lista dei latitanti più pericolosi. Da ieri notte è assicurato alla giustizia. Francesco Presta, 52 anni di Roggiano Gravina, era, tra le altre cose, ricercato per tre omicidi di mafia. Ritenuto vicino al clan Lanzino-Cicero di Cosenza, per la Dda è uno dei killer più spietati della ‘ndrangheta. Gli omicidi in questione sono quelli di Primiano Chiarello, ucciso nel giugno del 1999 a Cassano allo Ionio, e dei boss della ’ndrangheta cosentina Antonio Sena e Francesco Bruni, ammazzati rispettivamente il 12 maggio del 2000 e il 29 luglio del 1999. E’ sospettato anche di essere il responsabile della terribile mattanza di San Lorenzo, nel febbraio del 2011, per vendicare la morte del figlio Domenico. Nel loro appartamento furono uccise Rosellina Indrieri e la figlia Barbara. Fu invece ferito Silos De Marco, di 24 anni. Loro presunta colpa sarebbe stata quella di essere parenti dell’assassino di Domenico Presta, ossia Aldo De Marco che uccise il giovane per una banale lite legata a un parcheggio.
Di Presta hanno parlato diversi collaboratori di giustizia, tra cui Vincenzo Dedato, ex potente contabile delle cosche. Ascoltato dai giudici della Corte di Assise di Cosenza in merito al procedimento “Terminator 2”, indicò Presta come l’esecutore materiale di altri due eccellenti delitti di mafia, ossia quello di Vittorio Marchio (Cosenza, 26 novembre del 1999) e quello di Marcello Calvano (Paola, 24 agosto del 1999). Soffermandosi su quello di Marchio (il boss in carrozzella ammazzato sotto casa), Dedato ha ricordato che il giorno dopo l’omicidio ci fu un “ragionamento” in casa di Carmelo Chirillo, altro presunto esecutore materiale. Ebbene, l’ex contabile ha detto che Presta redarguì Chirillo perchè aveva anticipato l’azione. Avrebbe cioè iniziato a sparare contro Marchio prima che la sua macchina si fermasse. «Tra il serio e il faceto -ha aggiunto Dedato – Presta gli disse che per poco non uccideva anche lui». Per quanto riguarda l’assassinio di Calvano, Dedato ha detto che quel 24 agosto l’auto coi killer speronò lo scooter con in sella la vittima designata. Calvano si voltò pronto a far valere le proprie ragioni. «Appena vide Presta con la pistola in pugno cercò di fuggire, inutilmente…». Un killer infallibile e preciso, insomma, pronto a richiamare un boss “reo” di aver sparato prima del tempo. Di diverso avviso la moglie, Damiana Pellegrino, che decise di scrivere una lettera subito dopo il duplice, efferato, omicidio di Rosellina e Barbara Indrieri, a San Lorenzo del Vallo. «Si è sbattuto -scrisse riferendosi ai sospetti concentrati sul marito – il mostro in prima pagina; è stata macchiata la memoria di mio figlio Domenico facendo passare in secondo piano la brutalità dell’omicidio di cui è stato vittima; è passato in secondo piano che la tragedia si è consumata sotto gli occhi della sorella, anche lei poco più che ventenne; tutti – aggiunse la signora – hanno ceduto alla logica della vendibilità della notizia, senza evidenziare che la causale del duplice omicidio è al momento ignota. Questa è la notizia reale e verificata: la causale del duplice omicidio è ignota, tutto il resto è solo dolore per i superstiti, che non deve essere assunto a pretesto per alcuna speculazione». Ieri la fine della latitanza.
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